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«Alma, che per altrui difetto al varco dubbioso arrivi e Dio ti vi destina, or quivi entrando inchina l'orgoglio, alzando gli occhi al ciel che carco gira di stelle e mostrasi luntano! Di scendesti, e piú non ti rimembra qual eri avanti 'l poculo di Lete!

Animoso scendesti del Poeta Nel vasto impero ove il volgo si tedia, E forzasti a parlar, possente atleta, La velata tragedia. E il popol vide corruscar di rùtili Gemme la vôlta, e le pareti in fiamma Pareangli allora che la vita scorrere Sentivasi nel dramma. Ai corpi, creator, donasti il palpito Strappando ad ogni petto il suo segreto; si potè celar nel nero strascico Il sognatore Amleto.

Sarebbe rimasto su quella sponda chi sa quanto, se non badava al sole che intanto s'era fatto alto. Ond'egli, dato, sto per dire, uno strappo a stesso, era disceso giù dalla ripa e aveva varcato le tue acque, o ruscelletto modesto; le tue acque, che di quei tempi furono di salvezza a tanti fuggitivi, come se san Giorgio il valente fosse stato a galoppare, colla lancia in resta, lungo la tua sponda. E tu, allora, non sorgevi vicino a quel ruscelletto, o modesto cimitero di Carcare; tu che vi scendesti a riposare colla fede d'andare in terra de' vivi, eri peranco nato, o maestro della mia giovinezza, Atanasio Canata, povero Scolopio, cristiano antico. Ma le campane del collegio, che suonavano a doppio la messa, nell'istante in cui il mio profugo toccò il suolo della libert

Anima bella, che dal Padre eterno pura fosti creata e immortale, e ingombra di velo oscuro e frale, pur di fuor mostri il tuo valor interno: dal ciel scendesti in questo vivo inferno, u' n'aggrava il terren peso mortale, per innalzarne dibattendo l'ale al sommo bello, e sommo ben superno. Tu di casti pensier, d'onesta voglia ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, e le fai vaghe del verace amore.

Anima bella che dal padre eterno creata prima in ciel nuda e immortale, or vestita di vel caduco e frale, mostri qua giuso il gran valore interno: da gli alti chiostri in questo basso inferno u' si n'aggrava il rio peso mortale, scendesti a torne noia e a darne l'ale al sommo bello, al sommo ben superno;

"Tu scendesti una notte al lume bianco Degli astri in mezzo ai campi, ove ti accolse La madre poverina entro il suo fianco; Poi de' suoi baci tiepidi ti avvolse.... "Era di sangue e latte il picciol viso, La bocca era una frugola vermiglia: Il cor nel dolce mar degli occhi fiso, Tutta stringendo in te la sua famiglia,