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Le voci diverse suonavano d'ogni parte intorno alla palazzina, valeva il cascinaio a far che quei bifolchi smettessero dal gridare selvaggio. Chè anzi alle due fanciulle da dentro, pareva girassero cercando modo di salire sulle finestre, E stavano strette l'una all'altra, aspettandosi ad ogni istante di vederli irrompere; quando cessò il vociare, e porgendo orecchio udirono la parola soave della zia Maria, che si volgeva alla fiera brigata da una finestra del primo piano. Costoro vedendo quel viso di donna cieca, dipinto di sicurt

Non vi occorre altro? andate in pace, se tuttavia non volete partecipare al nostro povero desinare. Quei signori partirono. La notte tutte le campane di Roma suonavano per la messa di Natale, allorchè il cardinale Ugo Candido, il vescovo di Bovino e Cencio, levandosi di botto dalla tavola dell'arcivescovo di Ravenna, da lui si accommiatano.

la favola di Mida e del barbiere... La favola di Mida, re di Frigia che aveva le orecchie d'asino e le teneva occulte per vergogna, e del barbiere che lo tondeva e che, pena la vita, non doveva palesare il secreto; il quale si sfogò palesandolo in un buco della terra, dal quale buco spuntarono canne, che percosse dal vento suonavano: «Mida ha l'orecchie d'asino», palesando cosí la sciagura di Mida, è favola nota.

Era giorno, adesso. Le ore suonavano al vicino orologio dal palazzo della Vicaria, lente e chiare. Nel vicolo s'arrestò in quel punto il romore de' passi della sentinella: il soldato contava que' rintocchi della campana e aspettava il cambio.

A quelle parole, che suonavano un atroce insulto per sua madre, Curzio stette per lanciarsi addosso al principe, gridando: Miserabile! La principessa si frappose anche una volta: il giovane si contenne fremendo. Un riso sarcastico inarcò le labbra sottili di Rizzi. Signora, diss'egli, la vostra carrozza vi aspetta qui fuori.

Come le sei suonavano all'orologio della chiesa vicina, mi recai nel tinello, ove rimasi stupito vedendo preparata la tavola con una sola posata.

Giunsero al terzo piano. Il Presidente aperse adagio l'uscio di casa sua, ed invitò il giovane a entrare. Entravano e si trovavano al buio. "Voi avete promesso farmi vedere... e qui siamo al buio." Queste parole suonavano come se fossero stritolate fra i denti del giovane. "Silenzio: quello che ho promesso mantengo. Porgetemi la mano."

L'indomani, il tempo era splendido. Suonavano le otto del mattino, e sulla spianata della rimessa Drollino si teneva ritto davanti a Mia, gi

Ma ora non poteva assolutamente desistere. Nessuno doveva neppur lontanamente sospettare che egli fosse vile. Giunse alla cattedrale. Le campane suonavano allegramente. Il Vescovo faceva il suo ingresso nella chiesa illuminata a festa e piena, zeppa di una folla festante. Il vescovo! Uno degli oppressori delle masse. Quanto l'odiava!

Intanto alla mattina si alzava alla solita ora per leggere il breviario: andava a trovare le capre verso mezzodì, a merenda faceva una passeggiata e all'avemaria mangiava la cena preparata da Moschetto. Le campane suonavano a distesa entrambe sopra il suo capo: ed egli, seduto a tavola, beveva malinconicamente il freddo vinello di Salò mormorando a voce bassa: Oh! Pepa! chi l'avrebbe detto?