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CAPITANO. Padron, qui non son donne, altro che una fanciulla. GIACOCO. Iate into allo Cerriglio; cercate meglio, ca la trovarite. PEDANTE. Orsú, drizzamo colá il nostro gresso. LARDONE. Ecco il Cerriglio; io batto. Tic, toc. TEDESCO. Got morgon. PEDANTE. Chiama il dio Demogorgone, bono augurio. Bona dies et annus! TEDESCO. Che volere, care padrune, de cheste ostellerie? PEDANTE. Duo verbiculi.

FILIGENIO. O Dio, che avessi un bastone! ché avendo tu la pelle delle spalle piú indurita di quella degli asini, se ti do con le mani, offenderò piú me che te. O che unguento di cancheri! Traditorissimo, se non ti disponi a dirmi la veritá, proverai lo sdegno di un padron irato e schernito da te. Ti darò tante bòtte che amboduo restaremo stracchi, io di dar, tu di ricevere.

VIGNAROLO. Tien la porta aperta mentre saglio, ché le scale sono oscure. ARMELLINA. Tengo. Eccolo dirupato. VIGNAROLO. Oimè oimè! son morto! ARMELLINA. Che avete, padron mio caro? VIGNAROLO. Mi è venuto meno un scaglione e ho sdrucciolato con tutti i piedi e mi ho infranta una spalla! ARMELLINA. Entrate, ché vi ungeremo con un poco di grasso di querciuolo. VIGNAROLO. Oimè! oimè!

Quel morigerato! quell'esempio di pacatezza, di moderazione! sempre padron di stesso! dimora.... ma caspita! cittadino marinaro, eccolo appunto che s'avvia alla sua abitazione, tu potrai accostarti e seguitarlo come ti piace, giacchè, a quanto mi sembra, il peso delle occupazioni pubbliche deve avergli dato alla testa; potrai anche sostenerlo, se ti pare: E si allontanò.

EUGENIO. Non bisogna, signora, aver téma de' sogni, che nascono in noi da quelli effetti che sommamente temiamo e desideriamo. Se i sogni riuscissero, io sarei felice: quante volte mi son sognato con voi e non mi è riuscito? Piú tosto vorrei che riuscissero i miei che i vostri sogni. ARTEMISIA. Padron caro, dubito che non sopravenga mio padre. Dio sa con che cuor vi lascio!

Padron, ecco il vostro padre; entrate dentro e non vi fate vedere, ché io rimediarò al tutto: lasciate cosí ogni cosa e attendete a quel che dico. GIACOCO. Sia ringraziato lo Cielo ca me veo a la casa mia!

Oh! , come dice il proverbio: come il padron ci tratta, e noi lo serviremo.

Ognun si fugge per paura. O Sofilla! facchino! O Sofilla! facchino! ! Va', giungeli tu! El diavol non gli faria voltare in qua. Va', poi, impacciati con pazzi, tu! Va'! CALANDRO. Ah poltron Fessenio! Mi volevi annegare, eh? FESSENIO. Eimè! Eh! padron, perché mi vuo' battere? CALANDRO. Domandi perché, tristo, ah? FESSENIO. . Perché? CALANDRO. Il meriti, sciagurato ribaldo!

Macalda intanto, sol essa non isbigottita tra tanti suoi partigiani, sperando tuttavia volger sossopra ogni cosa, andata era in Messina: ma con tal audacia fe' rincrudire i governanti, i quali incontanente promulgan reo d'alto tradimento Alaimo; spoglianlo dei beni, e dispensanli a lor favoriti o partigiani; fan perir di mannaia a Girgenti il tredici gennaio Matteo Scaletta, fratel di Macalda, confessante, diceasi, congiura col cognato. Indi a diciannove febbraio incarcerarono nel castel di Messina la stessa Macalda co' figli; alla quale era nulla tal rea fortuna, che ilare e contegnosa passava il tempo a giocare col principe arabo e co' famigliari; e una volta, quando portossi l'ammiraglio a strapparle i titoli del feudo di Ficarra, essa, come nell'alto della possanza, il garrì: «Bel merto ne rende il padron tuo! Compagno, non re, il chiamammo; ed egli usurpa lo stato, e di soci fatti n'ha servi . Bene a noi sta; ma digli che non muterei questi miei ceppi il palco, col suo trono pien di misfattiSembra tuttavia che la sventura consumasse quest'animo che non potea domare; e che Macalda tosto morisse in prigione, perchè la storia null'altro ne dice di lei. Non andò guari che Alaimo co' nipoti Adenolfo di Mineo e Giovanni di Mazzarino, nel campo di Pietro in Catalogna fur sostenuti. Un corriero diceasi preso con lettere di Alaimo al re di Francia, piene di tradimenti: ch'ei domandava sicurt

Onde avendo passati innumerabili travagli, posso innumerabilmente ringraziare il cielo che mi veggia salvo. Vo' aviarmi verso la casa mia. O Cricca, che tu sia il ben trovato! Come sta Pandolfo mio amico? CRICCA. Mi rallegro dell'accrescimento del vostro stato: che di padron che vi sia Pandolfo, or vi sia divenuto amico. GUGLIELMO. Che dice il mio caro Cricca?