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Aggiornato: 13 maggio 2025


TRASIMACO. Fur piú di cento, ti dico. TRINCA. Non piú di uno, canchero! ti dico. TRASIMACO. Cento cancheri, ti dico io. TRINCA. Chi lo può saper meglio di me, che vi fui presente, e l'ho visto con questi occhi? TRASIMACO. Chi lo può saper meglio di me, che ho patito le maladette bòtte su le braccia, sul collo e su le spalle, che andavano tutte a pieno, e parea che cadessero dal cielo?

ESSANDRO. Oimè, che bestiemma avete detta! o che galante, ricco, dotto e bel giovane che dicevate questa mattina! Questi è un ospedal di cancheri! Povera signora, che non fusse mai nata! GERASTO. Perché? ESSANDRO. Perché piú brutto mostro si potrebbe veder in terra? anima puzzolente, a cui con la sola vista non potria mover vomito? GERASTO. È ricco. ESSANDRO. Altro ci vuole.

GULONE. , carne di asino, di quelli che portano le pietre per le fabriche, tutti pieni di cancheri e di guidaleschi: e se pur qualche pollo, senza testa, senza piedi e senza ali, e senza fegadelli e ventricelli, che te ne servivi per l'insalate, ti veniva tronco a tavola, che parea che fosse stato alla rotta di Ravenna.

MORFEO. Non andate, di grazia, padrone, ché costui le vuol dare a me. Dagliele. PELAMATTI. E ti par che gli le dia? MORFEO. Ancor dici: mi pare? PELAMATTI. Salvi e contenti... MORFEO....da' mille cancheri che ti divorino o t'avessero divorato duo anni sono! PELAMATTI. Ecco te le dono. Ma fate che non venghi in bottega. MORFEO. Camina, sgombra, fuggi, ché la tua presenza gli accresce rabbia.

MANGONE. Tanto è: egli mandatomi da te venne a cercarmi a casa, con dir che volevate tener conto meco di vendere e comprar schiavi. CAPITANO. Come si chiamava quell'uomo? MANGONE. Maltivenga. CAPITANO. Mal ti venga e mille cancheri e mille ruine!

NARTICOFORO. Che son questi, ádvene over ospiti? NEPITA. Dico, forastieri non osti. NARTICOFORO. Dico, ospiti non osti. Hic et haec et hoc hospes et advena: uomo, femina e cosa strana. NEPITA. Un certo Nasincolio o Nartincoforo, che cento cancheri sel mangino! GRANCHIO. Un solo possa mangiar te!

FILIGENIO. O Dio, che avessi un bastone! ché avendo tu la pelle delle spalle piú indurita di quella degli asini, se ti do con le mani, offenderò piú me che te. O che unguento di cancheri! Traditorissimo, se non ti disponi a dirmi la veritá, proverai lo sdegno di un padron irato e schernito da te. Ti darò tante bòtte che amboduo restaremo stracchi, io di dar, tu di ricevere.

VIGNAROLO solo. VIGNAROLO. La nostra vita è proprio come le fette del presciutto: un poco di magro e un poco di grasso, un poco di piacere e un poco di dispiacere. Quando stava in villa, mi pensava che la vita de' gentiluomini tutta fusse felicitá; ma or ho provato che ancor eglino hanno i loro cancheri e cacasangui.

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