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GIACOMINO. E questo è quel piacere che ricerco da te, che dichi una bugia per amor mio; e per questo piacere togli questo scudo e, riuscendo bene il negozio, da questo principio conoscerai se saprò remunerar bene il fine. TEDESCO. De cheste bugie noi avere grande abbondanzie e le vendemo a bon mercato, anzi per nulla.

TEDESCO. Cheste stare poche servizie. GIACOMINO. Poi quando verrá suo padre a dimandarla, dirai che dall'ora che l'ha lasciata in quest'osteria, hanno aspettato tutta la notte senza cena e senza sonno. TEDESCO. Sue padre esser state cheste notte a mie ostellerie, e mi aver risposto che non stare alogiate in case mie.

Tu, Lima, attáccati a questi salsiccioni, che so che ti piacciono. LIMA. M'appigliarò al tuo consiglio. CAPPIO. Tutte cheste cose trovare apparecchiate. LARDONE. Ma sopratutto il presto sia in capo della lista, che importa piú di tutto; ché non è peggio aver fame e stare aspettando a tavola.

CAPITANO. Padron, qui non son donne, altro che una fanciulla. GIACOCO. Iate into allo Cerriglio; cercate meglio, ca la trovarite. PEDANTE. Orsú, drizzamo colá il nostro gresso. LARDONE. Ecco il Cerriglio; io batto. Tic, toc. TEDESCO. Got morgon. PEDANTE. Chiama il dio Demogorgone, bono augurio. Bona dies et annus! TEDESCO. Che volere, care padrune, de cheste ostellerie? PEDANTE. Duo verbiculi.

GIACOMINO. Padre, per questa disubedienza che ho fatto in aver preso moglie senza vostra ubedienza, l'emendarò con una continua osservanza di servitú e di amore fin alla morte; e il medesimo a mio suocero: ma tanto piú grande quanto meno conosco di meritarla. GIACOCO. Iacoviello mio, co ssa mostra d'affezione e con cheste parole nzuccarate, m'hai addociuta la collera che m'avea nzorfato lo core.

CAPPIO. Avete prese scambie: cheste stare mi ostelerie, no vostre case. GIACOCO. O ca io no so io, o chessa non è la casa mia; io no sto chiú nchisto munno, sto dintro a n'autro munno; aspetta no poco, lassame arrecordare meglio.

CAPPIO. Patrone, cheste... cheste «falseamiche» star tanto dolce che, quando se beve, ti pensare che ire in curpe; no, va alle gambe a fare sgambette e cadere in terre. «Scippacapelli» stare tant gagliarde, ire al capo, e pare che scippe i capelli. PEDANTE. Dictum hoc per antonomasiam. LARDONE. Detto per cornamusa.

CAPPIO. Lassa faghe a mi: provi cheste pottagie falsamico, scippacapelli e moscatelli. PEDANTE. Refiuto questi nomi infandi e nefandi di «scippacapelli» e «falsamico».