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Quando c'è de la robba assai, l'uom può mangiar quel poco o quel molto che gli piace; il che del poco non accade. Poi, come l'uomo comincia, l'appetito cresce e bisogna empirsi il corpo di pane. STRAGUALCIA. Tu sei piú savio delli statuti. Io non viddi mai uomo che intendesse meglio il mio bisogno di te. Va', ch'io ti vo' bene. FRULLA. Va' un poco in cucina, fratello, e vede.

Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,

MASTICA. Eccomi, fior della cavalleria, re di paladini, gloria di rodomonti! TRASILOGO. Dove si va? MASTICA. Dove mi sento trascinar dalla gola. TRASILOGO. Tu vuoi dir che vorresti mangiar meco, eh? MASTICA. Fareste una opera pia: all'altro mondo ve la trovareste all'anima. TRASILOGO. Orsú vo' che desini meco. MASTICA. O principe, o re, o capitano strenuo e valoroso!

O Dio, che pericoli, che strazi, che fatiche, che spese! mangiar male, ber peggio, dormir in terra, assassinato dagli osti, da ladri, da fuorusciti e da vettorini. Oh, quanto si patisce fuor di casa sua! non lo può credere, se non chi lo soffre. Veramente, gran bisogno me ne trasse fuori, riscattar un figlio unico di man di turchi.

Come il veggio cader dal cielo come una nubbe, vengo in piazza e lo ricevo nella palma; ché si desse in terra, se ne andrebbe fin al centro del mondo. LECCARDO. Che bevea? il mangiar il pane solo l'ingozzava e potea affogarsi. O si morí di sete? MARTEBELLONIO. Bevé un canchero che ti mangia! LECCARDO. Oh s'è bella questa, degna di un par vostro!

Ma ne faceva grande mistero, e, per mangiar quel boccone, si rinchiudeva durante un'ora e più, dicendo pomposamente: «Vado a pranzo

O Satenasso, perché mi legghi le mani e i piedi? Lasciami, priego, ritornare a casa, ché non sono ancor morto. E ti prometto di mutar vita ed andare in un bosco a mangiar l'erba e farmi un uomo santo. Oimè! che la corata mi si schianta di doglia; ché giá sento, in fin di qui, rompere i miei cascioni che i vicini denno rubbarmi.

Un furbaccione, ma proprio dei bulli della compagnia o battaglione dei Carabinieri Genovesi, col pretesto di andare a mangiar le trippe dalla bella Giovanna, era pervenuto a destare un vesuvio d'affetti in quel cuore fino allora inespugnato. Per fortuna della Giovanna, Bajaicò non era un depravato, e corrispondeva santamente alla bella innamorata.

Volevo dire che bisogna andar piano coi biglietti da cinquecento lire. La signora contessa.... , la signora contessa spende molto, getta i denari dalla finestra, se li fa mangiar da tutti.... Me lo hai fatto comprendere mille volte, caro Pantalone.... Ma oggi, proprio oggi che sono felice e ho ritrovato la mia Nicla, proprio oggi vuoi ch'io lesini con una donna che mi ha amato?

Quanto meglio campeggia Pilastrino ne la santa illustrissima cucina, dando pro tribunal sentenze giuste del cappon lesso e del fagiano arrosto, del mangiar bianco e di quel sapor nero che si cava de l'uva e di quel verde che si trae de l'erbette fiorentine! Oh com'io son ben dotto in ordinare le buone gattafure genovesi! Oh! Io ne fo il bel guasto, per mia grazia! Cosí di queste nostre bolognesi.