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Aggiornato: 25 giugno 2025


Anch'ella, povera bella, fantasticava; ma, più infelice di Laurenti, ella soffriva, e le memorie che le tornavano in mente non erano punto liete, caramente malinconiche, come quelle del giovine naturalista. Venne la notte, ed ella era ancora sul suo sedile, nella istessa postura; Guido medesimamente fermo a guardarla, coll'indice tra le pagine del libro.

Il fratel mio giá vidi cader fra le notturne tazze spento; scritto in note di sangue a mensa anch'era d'Agrippina l'eccidio: ognor la prima vivanda è questa, che a sue liete cene imbandisce Neron; le palpitanti membra de' suoi.

Giulia con Aurelio e Manlio scesero sulla spiaggia, ed ebbero oneste e liete accoglienze da ognuno. Giulia presentò ai suoi amici gli ospiti Romani e tutti insieme salirono verso l'abitato. Giunti in casa e dopo qualche riposo il Solitario impaziente chiese a Giulia: "Ebbene, quali nuove dalla nostra Roma? Sono gli stranieri fuori?

Quando, verso il fine del banchetto, un Veneziano rivolto a quei centinaio di Milanesi coi quali s'era messo in intrinsichezza: Noi ci abbiam messo il nostro, prese improvvisamente a gridare, or tocca a voi. Le nostre canzoni sono antiche come la patria nostra e le nostre glorie. Se voi ne avete di più belle e di più liete fate sentirle.

se per grazia di Dio questi preliba di quel che cade de la vostra mensa, prima che morte tempo li prescriba, ponete mente a l'affezione immensa e roratelo alquanto: voi bevete sempre del fonte onde vien quel ch'ei pensa>>. Cosi` Beatrice; e quelle anime liete si fero spere sopra fissi poli, fiammando, a volte, a guisa di comete.

Bartolomeo Fiesco prese i suoi fogli in mano; tossì, com'era di rito, e poi disse: Frate Alessandro li chiama i Commentarii di Cesare; ma egli s'inganna a partito. Cesare raccontava le cose da lui medesimo operate, e con tanta fortuna; io le cose che ho viste accadere, e non liete, pur troppo. Quæque ipse miserrima vidi.... Et quorum pars magna fuisti; aggiunse prontamente frate Alessandro.

Ne la sua pianta il verde eterno vive; vivono eterni i fior, vivono i frutti: muta vista per mutar stagione. Beato, eterno umor che liete e chiare fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; i' pur spengo di te mia lunga sete: e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. O che veggio? O che intendo? Il cieco velo tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico il sacro coro, amico il santo Apollo.

Ridono, ridono, giocano, strillano e beffeggiano gli echi della valle in coro. Ridono di gioia sotto il sole, cerchio radioso che le nuvole bambine fanno correre a colpi di raggi nelle liete praterie azzurre del cielo. Ta ta ta ta ta

Grande consolazione era per me il rifiorire di una seconda giovinezza che avveniva in mia madre, quasi il contatto con quella fresca adolescenza partecipasse anche a lei liete correnti di energie.

Ogni giorno coloro che dirigevano i giochi pubblici venivano nello stabulum, e sceglievano tra gli schiavi quelli, che dovevano venir esposti alla plebe: fiaccole viventi, da illuminare le orgie di Nerone; povere vittime, da essere crocifisse; da venir offerte, vestite di pelli di agnello, in pasto alle fiere; costrette ad uccidersi a vicenda, adoperate in terribili riproduzioni realistiche di antichi miti... Alcuni uscivano colpiti, schiacciati, frementi, maledicendo alla loro sorte, imprecando a Roma ed a Cesare; altri calmi, rassegnati, col sorriso sulle labbra, quasi andassero incontro alle nozze più liete, ad un festino: quegli imbecilli, che avevano bruciato Roma, ed ora si vergognavano del loro eroismo, e lo sconfessavano, abbenchè sapessero che in tal modo non risparmiavano la vita.

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