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Aggiornato: 12 giugno 2025
Mi sentivo sull'orlo di un precipizio; un precipizio verdeggiante, attraente come quelli cui sognava Fulvia sul Monte Bianco. Volsi un pensiero di compianto a mia moglie... ed apersi e lessi la lettera. «Massimo,
«Triste e solitario, penserò spesso con amara dolcezza i vostri dolci occhi fisi ne' miei. E voi? «Sempre nella stessa posizione prosaica, nell'atto di inzuccherare il mio caffè, lessi tutta quella lettera. Passai dalla dolce trepidazione della speranza al più profondo abbattimento, senza che il menomo cangiamento si fosse fatto nella mia persona.
Mi ricordo che durante il viaggio tenni sempre il Leopardi tra mano, che una volta, aprendolo, vi lessi: Perì l'inganno estremo, Or poserai per sempre Stanco, mio cor... e che allora baciai il libro. Mi pareva quasi che il poeta unisse nella sua desolazione mortale le anime nostre.
«Lessi una volta che l'amore non è uno solo, e mi parve che lo scrittore mentisse od errasse, che non vi fosse se non un modo d'amare. No: egli ha ragione. L'affetto d'allora non somiglia al tumulto d'oggi; Luigi che era più esperto di me lo sentiva e non si contentava di ciò che gli davo. Dubitava dell'amor mio perchè non lo vedeva impetuoso e veemente. Mio padre dubitava della mia felicit
«Ci siamo incontrati da pochi giorni per la prima volta, ma la conoscenza che abbiamo l'uno dell'altra è molto più antica. Ella mi ha parlato di un sogno. Anch'io ho conosciuto Lei in una specie di sogno, l'anno scorso, a Roma, quando lessi Luisa. Il mio spirito, ch'è molto più tranquillo e positivo del Suo, ha paura di vaneggiare un poco se pensa alle circostanze di quella lettura. Ero gi
Aspettai, accarezzando la piccola lettrice. L'altra piccina avea posata la sua bambola ed era venuta a porre il capo in grembo a miss Yves. Questa mi porse il foglio e si mise pure a baciare ed accarezzare la testolina bionda. Lessi stando in piedi presso al tavolino.
Scrissi la lettera al Re, e la lessi, prima di stamparla, a un solo fra gli Italiani coi quali era in contatto, Guglielmo Libri, scienziato illustre, capo in quell'anno d'una cospirazione contro il Gran Duca in Toscana, accusato, credo a torto, di tradimento, ma tratto più dopo, e mi duole il dirlo, dal materialismo che stava in cima alle sue dottrine e da un esagerato scetticismo su tutti uomini e su tutte cose, a tradire la dignit
Strano connubio!... Donna e intelligenza!... Una mandòla, cui la man d'amore Sa cercare una languida cadenza, E a cui scuote le corde Questo fantasma che sussulta e spia, E bacia, e sferza, e morde, E che gli umani chiaman: Poesia! Quand'io lessi i tuoi versi Ho pensato alla gioja Immensa e alla sventura Di chi può amarti, o bella crëatura!
Nel così detto Album di certa Marchesa Pallavicini di Genova io lessi scritto dalla mano della Marchesa du Devant, conosciuta nel mondo letterario col nome di Giorgio Sand, questo concetto: «Fumo di gloria non vale fumo di pipa.» Le pipe ed il tabacco, nei tempi della storia che raccontiamo, erano diventati assai comuni.
Ne' suoi occhi grigi lessi la sicurezza che la mia risposta doveva essere la buona, e avvertii un impercettibile moto in lui, come di preparazione. Il fatto è semplice e grave, risposi. Mi alzai, mi posi di fronte all'uomo, e dissi con voce quasi tremante: Ho l'onore, signor Folengo, di chiederle la mano della signorina Lidia sua figlia.... Vi fu un silenzio che giudicai spaventevole.
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