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Aggiornato: 12 giugno 2025
La sera del 10 ottobre io entrai nella stanza del circolo con la tabella in mano dell'ordine del giorno. Dunque dimani lo champagne a Napoli, disse il tenente colonnello Missori. Chi paga? dimandò il capitano Zasio. Paga Mario, oggi promosso capitano, Pagherò, salvo il caso di forza maggiore. Ecco l'ordine del giorno. E lessi.
«Lessi Luisa in una notte. Fu come un sogno di quelli che fanno piangere. Non mi pareva possibile che l'autore non fosse una donna, ma non volevo dare importanza a ciò, benchè forse non vi fossi indifferente; mi studiavo invece di penetrare se credesse o no alle sue idealit
Lessi in pari tempo sul suo viso che non avrebbe ceduto a un re. Non deve credere, soggiunse, perchè Le ho detto tanto, che Le direi tutto! E adesso io ritorno sola in citt
Ed elli a me: <<Non vo' che tu paventi; lasciali digrignar pur a lor senno, ch'e' fanno cio` per li lessi dolenti>>. Per l'argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta. Inferno: Canto XXII Io vidi gia` cavalier muover campo, e cominciare stormo e far lor mostra, e talvolta partir per loro scampo;
Ma no! sento solo le mie melanconiche fantasticaggini artistiche! Sento solo l'armonia del mio dolce passato! Ho sofferto, e i miei dolori non sono troppo preziosi, per mutarli nelle gioie banali di vita solita. Oggi mi sentii poeta. Meditai una poesia, I morti, i morti all'ospedale e i morti in battaglia i morti d'amore i morti in campagna.... Lessi i ricordi della vita di Settembrini.
Tornato dall'Affrica fui interrogato. Non dissi nulla, mi dichiarai innocente. Mi menarono in segrete. Mi custodivano due guardie, e non mi lasciarono mai: esse mi dicevano che mi si farebbe la causa. Mi fecero soffrire la fame, traveder la mannaia, mi fecero molte sevizie, ero ammalato e non mi permisero neanche d'andare allo spedale. Poi venne il presidente Morena, e mi domandò, se quando fui arrestato in Susa avevo armi. Risposi di no. Ma avendomi egli mostrato una pistola, gli dissi, è mia. In quell'occasione cominciai a lagnarmi dei pessimi trattamenti. Il capo-guardiano invece disse male di me, inventando che volevo guardie continentali, ed altro. Ricorsi al presidente perchè m'aiutasse, e mi liberasse da tanti guai. Ma stetti sempre sulla negativa, e fu per questo che mi ricacciarono in segrete, dove soffrii più di prima. La testa mi fumava, mi sentivo avvilito: scrissi una supplica a Morena perchè venisse al carcere. Difatti venne. Io, quando fui interrogato da Scandurra su' diversi reati, avevo un lapis, e notavo tutto quello che mi si domandava. Così ero in giorno di tutti gli avvenimenti; e con questi appunti, e con qualche cosa che lessi nei giornali, formai il mio romanzo, e lo dettai al signor Morena. (Ilarit
E, ricevuto questo aspettato discorso, l’entusiastico imperatore scrive a Libanio⁴⁰⁷: ⁴⁰⁷ Idem, 494, 1 sg. «Ieri lessi gran parte del tuo discorso prima di pranzo. Dopo pranzo ho letto, senza mai fermarmi, il resto. Te felice che puoi così parlare, più felice che puoi così pensare!
Non rispondi, ma leggo nel tuo cuore come legge il Profeta e forse più, Abd-el-Kerim. E che leggi? Amore, amore e amore per... Per chi? Per Allah! Amore per Fathma! Zitto imprudente, mormorò l'arabo guardandosi sospettosamente attorno. Confessi adunque che io lessi giusto. Non posso negarlo. Amo Fathma. Ed Elenka? E Notis?... Cancello l'una e aborro il secondo che minaccia diventare mio rivale!
O mio Gesù, lessi per primo libro in inglese e tedesco il tuo santo vangelo. Come era il mio amore? 9 marzo. È una splendida giornata. A questo sole, a questo cielo, a questa gran vita che si diffonde io grido: Mio Dio, fammi morire! Come è profondo il mio sconforto! Di notte veglio tormentosamente pensando al mio avvenire.
Il tempo piovoso mi tenne chiusa in seguito nel mio appartamento dove lessi molto. Chiesi a mio cugino se non avesse altri libri da darmi ed Egli rispose che non credeva averne di addatti per me. Un sorriso ironico accompagnò queste parole.
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