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Aggiornato: 29 maggio 2025


Oh, disse, non lo soffrii impunemente! Udiste come gli risposi? , sul principio: ma alle ultime parole, che vi indirizzò nel rendervi la lettera del duca.... quelle parole così umilianti....

, continuò poi. Io sposai don Francesco soltanto per obbedire a mio padre moribondo, quasi forzatamente. Federico, che avevo amato tanto, che a prezzo del suo sangue mi aveva salvata la vita, che mio padre aveva quasi esortato a recarsi a Lepanto, ove io lo credeva morto, era posto tra me e don Francesco. E ciò non bastava; il carattere del duca, il suo proposito di volermi soggiogare facevano il resto. Mi rammento queste parole, che egli mi disse quasi subito dopo avermi sposata, vedendomi pensierosa e triste: Ciò che soffrii da donna Livia del Faro nol soffrirò da mia moglie. La vostra tristezza mi offende; vi amo molto, ma alfine son vostro marito e comprendete..... Questo discorso non mi sorprese; io avevo gi

Tornato dall'Affrica fui interrogato. Non dissi nulla, mi dichiarai innocente. Mi menarono in segrete. Mi custodivano due guardie, e non mi lasciarono mai: esse mi dicevano che mi si farebbe la causa. Mi fecero soffrire la fame, traveder la mannaia, mi fecero molte sevizie, ero ammalato e non mi permisero neanche d'andare allo spedale. Poi venne il presidente Morena, e mi domandò, se quando fui arrestato in Susa avevo armi. Risposi di no. Ma avendomi egli mostrato una pistola, gli dissi, è mia. In quell'occasione cominciai a lagnarmi dei pessimi trattamenti. Il capo-guardiano invece disse male di me, inventando che volevo guardie continentali, ed altro. Ricorsi al presidente perchè m'aiutasse, e mi liberasse da tanti guai. Ma stetti sempre sulla negativa, e fu per questo che mi ricacciarono in segrete, dove soffrii più di prima. La testa mi fumava, mi sentivo avvilito: scrissi una supplica a Morena perchè venisse al carcere. Difatti venne. Io, quando fui interrogato da Scandurra su' diversi reati, avevo un lapis, e notavo tutto quello che mi si domandava. Così ero in giorno di tutti gli avvenimenti; e con questi appunti, e con qualche cosa che lessi nei giornali, formai il mio romanzo, e lo dettai al signor Morena. (Ilarit

Di duo desiri la speranza avrei Cara morendo, ch'a le patrie genti S'esprimesser veraci i desir miei; E questi in guerra ch'io soffrii tormenti; Forse andranno col

Ricominciarono le mie smanie d'un tempo; ma poi che io mi era abituato all'armonia che faceva felice la corrispondenza delle nostre anime, ne soffrii più acerbamente, e dal soffrire più acerbo passai all'essere più insofferente di quella nuova e più strana ingiustizia di Clelia, e a dirglielo con accento di rimprovero. La poveretta non mi rispondeva e chinava gli occhi.

Infelice! aspettate a darmi tal nome; voi non sapete ancora quanto soffrii.... Dopo che ebbe parlato con colei, e fu per un momento, l'uomo che mi rapiva si assise vicino a me. Le ultime mie forze mi abbandonarono, e svenni.... Ei mi fece fiutare qualche cosa, che invece di scuotermi mi intorpidì affatto. Quando rinsensai, ero in una specie di cameretta di una nave straniera, sola con lui. Mi chiesi un istante con angoscia inesprimibile se non ero in preda ad un orribile sogno.... Ahimè no! lo compresi tosto. I miei sentimenti confusi si risvegliarono insieme, mi risovvenni con chiarezza di essere stata strappata a forza dalla casa ove abitavo, deposta nella gondola, e mi risovvenni benanco della donna, di cui vi ho parlato, che sembrava essere stata l'anima di quella trama, e che forse l'aveva ordita ella sola.... Quali penosi ricordi gran Dio! A misura che essi mi persuadevano della realt

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