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Siete forte, Loreta, io vi ammiro e v'invidio. Vorrei anch'io, in questo momento, poter dire come voi dite, essere forte come siete voi. Ma non posso. No, Loreta, non posso adattarmi all'idea che voi abbiate a lasciarmi così. In voi m'ero abituato ad amare colei che fu l'amica devota, il sostegno e il conforto della mia vecchia madre: in voi ho visto continuata l'opera gentile di lei quando Iddio me la tolse. Che cosa sar

Tale prospettiva non doveva certo allettare il conte. Che mai poteva far egli onde ingannare il tempo, lungo forse, che dovrebbe passare in quella miserabile osteria: egli, abituato alla societ

S'era abituato a Parigi come a una sua citt

Andava a spasso con Gioconda la domenica, come un piccolo borghese, e qualche volta a teatro, nei posti popolari: egli abituato a tutte le squisitezze d'una esistenza ricca, godeva l'esistenza modesta del commesso, placidamente; non aveva occhi se non per Gioconda e non rammentava il lusso, i capricci, lo scialo d'un giorno, quasi non li avesse mai conosciuti. In verit

Eh, interruppe il medico con una voce timbrata e sonora, e bella come poche ne intesi in mia vita, sono abituato a queste passeggiate notturne. Fanno bene all'anima e al corpo. E come va ora Don Luigi? Attaccato, così dicendo, il cavallo ad una inferriata, si avviò, come pratico della casa, verso la scaletta per dove si saliva alle camere del curato.

Filippo ne fu ripreso a poco a poco, quasi senz'accorgersene; ritrovò gli amici, e rifece la solita ruota di visite e di consuetudini, tra quei soliti gruppi di persone, alla quale era abituato.

Il signor Galli non avvertì quell'atto, non udì la voce affettuosa, il saluto della moglie.... si avviò nella sua stanza, sempre assorto, fissando la fiamma del lume. Quando passò dinanzi al letto, il bimbo addormentato si agitò, si voltò, stese le piccole braccia; anche nel sonno il bambino era abituato a ricevere quel grosso bacio paterno pieno d'amore, ch'era una protezione e una benedizione.

Ormai quel soprabito color nocciola, così abituato al suo corpo, non si abbottonava più che sopra un'ombra. In casa della contessa Ginevra il cordoglio fu intenso, molto più che Giorgi consapevole del proprio stato ricusava per una suprema alterezza di artista ogni soccorso.

Ma all'improvviso m'accorsi che il suo volto era pallido più del consueto, che il suo respiro era affrettato, e che grosse gocce di sudore gli bagnavano la fronte. Che hai tu dunque? gli domandai spaventato. Sorrise. Nulla. Un po' di febbre. Me l'aspettavo; colaggiù era malato di nostalgia, ed ora... Gli è il mutamento di clima; io mi era abituato a quel cielo di fuoco. Poi proseguì lentamente.

Il solo che passava imperturbabile tra quel frastuono era Bruno; abituato al rumore dalla nascita, non si stupiva di nulla, che si pranzasse alle dieci di sera, che si cenasse al tocco dopo la mezzanotte, che la brigata intera corresse a una trattoria invece di far colazione in casa. Aveva gi