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Aggiornato: 22 giugno 2025
E frattanto, per lunga inerzia, sonnacchioso il paese trascinava la vita alla quale era stato abituato da Vicerè stranieri, avidi di pompe e di danaro, e da ministri, ciechi o avveduti strumenti di quei Vicerè.
Io ti darò grande noia: tu sei abituato alla solitudine aveva ella opposto, timidamente, due o tre volte. Tu sei incapace di annoiarmi, cara aveva sempre risposto lui, con quella tenerezza indulgente che era la nota principale del suo amore per Adele. Ella era rimasta interdetta e pensosa, come se cercasse una idea, ancora oscura nella, sua mente, e, forse, la forma per esprimerla.
Abituato a vivere con una folle imprevidenza, animato da una sragionevole fiducia nell'avvenire e da un irrefrenabile desiderio di godimenti, considerava gi
Il pubblico deve dunque convincersi che per comprendere sensazioni estetiche alle quali non è abituato, deve dimenticare completamente la propria cultura intellettuale, non per impadronirsi dell'opera d'arte, ma per abbandonarsi a questa. Noi iniziamo una nuova epoca della pittura.
Il buon letto dell'ospite era troppo buono; abituato alla terra dura e all'aria aperta, il chiuso della stanza pareva mi soffocasse, e la morbidezza delle piume destavami la sensazione del vuoto; laonde girai sino al mattino intorno a me stesso. Scesi, apersi la finestra che dava in un poggiuolo e rimasi come uomo stupefatto davanti ad uno spettacolo inatteso. La tenue luce dell'alba non toglieva alle lave ardenti, che solcavano in due linee parallele e orizzontali il Vesuvio a due terzi del suo dorso, l'apparenza di grandi masse rutilanti di carbonchio. Sarebbesi creduto il cono del vulcano semiaperto da un punto fisso a guisa di coperchio, e scorrente dall'immensa fessura un fiume di gemme colate. Quel rosso cinabro intenso, ondulante, contrastava decisamente con la tinta di calcedonio, la quale come velo diafano involve la natura nei pochi minuti che precedono la comparsa del sole. Gradualmente le lave sembravano disinfiammarsi e impallidire, e il golfo di Napoli venivasi disegnando magnifico, voluttuoso e inenarrabile. Ond'io poetando proruppi: Splende così la prima aurora della libert
Fummo sorpresi dalla guardia con le scarpe di cimossa, la quale ci spiava in agguato. Silenzio! gridò imperiosamente il secondino. Mezz'ora dopo venne il direttore a vederci, cubicolo per cubicolo, col cappello in testa e la voce che sentiva dell'uomo abituato a parlare coi galeotti. Così fu anche in seguito.
Nella mattinata sarebbe venuto certo quel Giuda... sarebbe venuto. Nessuno sospettava che lui volesse fargli male: nessuno poteva avvertirlo. Sarebbe arrivato come sempre, con quell'aria di soldato, con quella faccia d'ipocrita. Erano fratelli loro?... Fratelli!... Da molto tempo si era abituato a non vedere che il nemico in quell'uomo. L'odiava tanto! Voleva ucciderlo come una bestia malvagia.
Quand'egli, in compagnia del cameriere dell'Illustrissimo, aveva cercato di tirar dalla sua anche il malaccorto cappellano, non lo fece per altro fine, che per ravviluppare l'infamia da lui meditata in una tale matassa che non fosse più possibile, in qualunque caso, trovarne il bandolo. Servire al capriccio dell'Illustrissimo, non era il suo scopo. Superbo e vile nello stesso tempo, egli aveva sempre strisciato nel fango; ma in cuor suo disprezzava, abborriva coloro che stanno in alto. Entrato in grazia di non pochi signori, fra quelli che per inerzia o spensierataggine aman di trovare aperta a ogni lor cenno la borsa di qualche usuraio, egli aveva tesa intorno a sè una gran rete d'intrighi e di baratti; e vedendo crescer l'oro ne' suoi scrigni, agognava il momento di potere alla sua volta disprezzare, come s'era veduto per tanto tempo disprezzato e calcato nel suo niente. Così, egli s'era abituato a fare il male, colla sorda volutt
Poichè il professore in quelle ore si trasformava, e davvero bisognava sorprenderlo in tali momenti per farsi un esatto giudizio sul conto suo. Abituato a starsene tanto lungamente chiuso nel suo studio, curvato a leggere vecchi volumi, ad esaminare con la lente monete e medaglie, a classificarle per ischede con una pazienza da certosino, quando usciva di l
Non ne dubitate, rispose Camilla con amarezza. Non vedete a quali angosce è in preda? Teme rimanere in palazzo, piglia pretesto da quel messinese per assentarsi continuamente. Manca persino alle convenienze, egli, che fu sempre gentile, abituato a Venezia a frequentare le case patrizie, la societ
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