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Aggiornato: 26 maggio 2025
Ma chi addirittura montava in bestia, solo a sentirne parlare, era Gianni Rebaldi, il quale era lì lì per ottenere un po' di danaro in prestito da un usuraio, una perla del genere; ma l'usuraio, vantando un credito sul Vharè, aspettava che questi lo pagasse per avere la sommetta occorrente allo sconto della nuova cambiale.
Si alza la tela, sulla quale è dipinta una scena di satiri, col vecchio Sileno ebbro, e siccome non sappiamo che cosa si reciti, è necessario stare attenti. Compare un vecchio usuraio che attira a sè la cantiniera di un reggimento, alla cui mano pretendono un cadetto ed un sergente. Questi fa la parte del buffone, non fa altro che bere continuamente acquavite.
Ariberti capì l'antifona. Era in un paese di prepotenti, e qualcosa poteva toccare anche a lui. Però stette zitto e divorò la sua rabbia. Intanto, la cacciata del Priore gli faceva perdere eziandio la speranza di qualche aiuto ne' suoi bisogni più urgenti. Perchè, come sapete, il Priore era generoso a' suoi giorni. Lui partito da Torino e senza timore che potesse tornare, incominciarono le chiacchiere sul conto suo e si venne a risapere che teneva il sacco ai banchieri del Ghetto e tirava in trappola i figli di famiglia; ma, dopo tutto, Tristano Falzoni non era un usuraio egli stesso, e se guadagnava male il denaro, sapeva poi spenderlo bene, rendendo anche qualche servizio ai merli spennacchiati per opera sua. C'era in lui, come si vede, il sentimento della restituzione; non lo si poteva dire in tutto, nè del tutto un malvagio... In altri tempi, e con più nobili occasioni, avrebbe potuto essere un eroe. Il tempo suo, la vita randagia, l'oziosit
Il suo creditore si chiama? Cherubino Dolci, via Poslaghetto, N. 12. Un cherubino vero, della stoffa su cui si tagliano gli angioli custodi dei figli di famiglia. Un usuraio, un briccone.
Dopo il Cristo, bisogna vedere il celebre cofano del Cid. È un cofano sdrucito e tarlato, appeso ad una parete in una sala della sagrestia. La tradizione narra che il Cid portava seco questo cofano nelle sue guerre contro i Mori, e che i sacerdoti se ne servivano come d'altarino per celebrare la messa. Un giorno, trovandosi colle tasche vuote, il formidabile guerriero riempì il cofano di sassi e di ferramenti, lo fece portar da un ebreo usuraio, e gli disse: Il Cid ha bisogno di denaro; potrebbe vendere i suoi tesori, non vuole; dategli il danaro che gli occorre, egli ve lo render
«Signor Martino, egli dice quando per la prima volta si trova con lui, se le ho mancato di rispetto, mi perdoni; io non sapeva che ella fosse lo zio della signora Costanza. Io? Sta zitto... cioè che ho una figura odiosa; questo l'hai detto; guardami bene, ti pare proprio che io abbia una figura odiosa? Donato ride. «Hai sospettato che io fossi un usuraio; non è forse vero? È vero.
La morte non avea più nulla di grande, di attraente; non gli appariva più come un fantasma luminoso che predilige gli eroi, ma gli stava dinanzi lercia ed esosa, colla faccia arcigna di un usuraio, che mette il sequestro sull'esistenza. Sentiva ribrezzo di morire a quel modo. E se il colpo falliva?... Se non riusciva ad ammazzarsi del tutto?... Eppure, bisognava farsi coraggio e finirla.
Quand'egli, in compagnia del cameriere dell'Illustrissimo, aveva cercato di tirar dalla sua anche il malaccorto cappellano, non lo fece per altro fine, che per ravviluppare l'infamia da lui meditata in una tale matassa che non fosse più possibile, in qualunque caso, trovarne il bandolo. Servire al capriccio dell'Illustrissimo, non era il suo scopo. Superbo e vile nello stesso tempo, egli aveva sempre strisciato nel fango; ma in cuor suo disprezzava, abborriva coloro che stanno in alto. Entrato in grazia di non pochi signori, fra quelli che per inerzia o spensierataggine aman di trovare aperta a ogni lor cenno la borsa di qualche usuraio, egli aveva tesa intorno a sè una gran rete d'intrighi e di baratti; e vedendo crescer l'oro ne' suoi scrigni, agognava il momento di potere alla sua volta disprezzare, come s'era veduto per tanto tempo disprezzato e calcato nel suo niente. Così, egli s'era abituato a fare il male, colla sorda volutt
Ora, questo vecchio ebete possedeva da tempo due marenghi avuti in lascito non si sa da qual parente usuraio; e li conservava con gelosa cura dentro una tabacchiera di corno in mezzo al tabacco, come alcuni fanno di certi insetti muschiati. Erano due marenghi gialli e lucenti; ed il vecchio vedendoli ad ogni momento e ad ogni momento palpandoli nel prendere tra l’indice e il pollice l’aroma, sentiva in sè crescere la passione dell’avarizia e la volutt
Economie non seppero, nè vollero fare: promisero prima, poi, secondo il solito, non attennero, e parvero, e furono modi di usuraio che abbindola lo scapestrato per cavargli di sotto il babbo morto. Alla prova ogni Ministro difese il suo bilancio con la ferocia di quei di Saragozza che contesero ai Francesi casa per casa, e stanza per istanza.
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