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Aggiornato: 15 maggio 2025
Ve la ricordate, o lettori, la morte di Abele? «Allora «lo snaturato fratello cavò di tasca una pistola...». Oppure: «Abele abborriva dall'uso delle armi e non «portava nemmeno un temperino per le penne...». Oppure... Ma a qual pro' dirle tutte? Chi più ne ha più ne metta.
Erano tutti sogni, erano tutte imposture di quell'intrigante ch'era cascato giù dalle nuvole per la rovina di quei poveri paesi. E anche Cipriano si lasciava abbindolare da lui, anche Cipriano lo aiutava a farsi un piedestallo. Questo era il gran dolore, questa era la gran mortificazione della inferocita femmina, che abborriva Roberto senza saper precisamente perchè.
La sua povera mamma era contraria a l'idea di quel villino civettuolo e costoso; ella abborriva da tutto ciò che potesse attirare l'attenzione; era una aristocratica del sentimento. E in quel villino ove era venuta a malincuore, era poi morta dopo soli due anni, povera cara!.. E ora giaceva seppellita nel cimitero del villaggio ove era nata e cresciuta, lungo la spiaggia Ligure.
Il gesuita aveva svegliato in lei la donna, egli le aveva fatto intravedere dei pianeti incogniti nell'infinito dell'amore, ma non l'aveva sedotta. Bambina sarebbe stata felice di averlo per amico; come amante, lo abborriva.
E non pareva vero come, vedendo nelle fattezze del figlio la donna istessa che tanto abborriva, potesse poi amarlo di tanto amore. Pure in questa notte, considerando che di lei gli rimaneva un tal pegno che a tutti attestava esser egli stato riamato da lei, provò un così vivo soprassalto di compiacenze, che si strinse accanto più teneramente che mai il giovanetto Armando, e illudendosi, nel guardarlo fisso, artificiosamente illudendosi di vedere la stessa Elena, e di averla innanzi, e l'odio non potendo più a far sentire la sua voce, e rinascendo l'amore, provò un istante di felicit
Quand'egli, in compagnia del cameriere dell'Illustrissimo, aveva cercato di tirar dalla sua anche il malaccorto cappellano, non lo fece per altro fine, che per ravviluppare l'infamia da lui meditata in una tale matassa che non fosse più possibile, in qualunque caso, trovarne il bandolo. Servire al capriccio dell'Illustrissimo, non era il suo scopo. Superbo e vile nello stesso tempo, egli aveva sempre strisciato nel fango; ma in cuor suo disprezzava, abborriva coloro che stanno in alto. Entrato in grazia di non pochi signori, fra quelli che per inerzia o spensierataggine aman di trovare aperta a ogni lor cenno la borsa di qualche usuraio, egli aveva tesa intorno a sè una gran rete d'intrighi e di baratti; e vedendo crescer l'oro ne' suoi scrigni, agognava il momento di potere alla sua volta disprezzare, come s'era veduto per tanto tempo disprezzato e calcato nel suo niente. Così, egli s'era abituato a fare il male, colla sorda volutt
Tre U!! Io lo abborriva per questo. Un giorno scrissi sulla lavagna: Morte all'U! Egli attribuì a sè medesimo quella minaccia. Fui ricacciato. Ottenni ancora di tornarvi una terza volta. Presentai allora, come lavoro di esame, un progetto relativo all'abolizione di questa vocale, alla sua espulsione dalle lettere dell'alfabeto. Non fui compreso. Fui tacciato di follia.
Sempre dietro a gonne di pettegole, con le mani nelle cameriere. Sempre a bisdosso di un cavallo, od un fucile alla mano. Abborriva i libri. Amava la danza; folleggiava per i piaceri; dava volentieri degli scappellotti; e quando non lo si trovava nei boschi a snidare gli orsacchi, i lupi, i nidi di aquila, si era certi trovarlo nella sala d'armi.
Di quanto odio egli odiasse il Candiano dopo la sanguinosa offesa, non è mestieri che venga ridetto; svergognato in faccia a tanti, non aveva però mai potuto vendicarsi di lui, perchè tutti, anche gli amici suoi medesimi, ne lo avevano sconsigliato; anelava però ad una occasione di poter far dispiacere a quell'uomo che tanto abborriva, e col maligno ingegno tuttodì andava pensando a qualche bel modo di ottenere l'intento: ed un pensiero gli balenò alla mente appena che ebbe veduto il Fossano.
Dal momento che gli sorse nell'animo quell'odio implacabile per la duchessa Elena, odiò con lei tutte quante le donne, le odiò di quella guisa istessa onde odiava lei; le odiava cioè, idolatrandole come idolatrava la duchessa che tanto abborriva. E come s'accorse che per la propria deformit
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