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Aggiornato: 22 giugno 2025


Il principe era abituato a dir sempre di , donna Maria in breve tempo lo aveva avvezzato perfettamente. Ma sicuro, disse con grazia all'ufficiale, dovete riguardarvi assolutamente come in vostra casa istessa, e voi pure, signora, aggiunse volgendosi a Camilla. Questa si contentò di sorridere. Sono confuso da tanta cortesia, rispose Federico: spero però non abusarne.

Le sventure non vi hanno mutata! Ma la vostra alterigia non mi ha mai fatto indietreggiare. Voi pensate, lo so, che io sono un uomo volgare. Orbene, sia! Sono appunto abituato a combattere con la volgarit

Ingualdrappato da capo a piedi; il viso rivolto al lato della porta; le spalle appoggiate al corno del Vangelo; quel paziente ecclesiastico sembrava abituato alla sua posizione, a que' ritardi, alla vista del luogo.

I suoi antichi compagni lo dileggiano e lo dicono ipocondriaco, lo invitano ai divertimenti, gli dimostrano come egli sia amato da tutti ed abbia molti amici e come nulla manchi alla sua vita. Non basta che i suoi camerati lo tormentino, anche i suoi sensi vengono finalmente indotti in tentazione ed egli li presenta quali persone: L'occhio disse: Io non so che tu pensi; mi hai abituato a scorrere libero e libert

Al Cavaliere avvezzo al lusso grandioso di casa sua, quell'addobbo limitato di «volere e non posso» parve un altro segno della strettezza in cui s'era cacciato a vivere il povero Carlinetto; e dètte al prete un'occhiata che voleva dire ancora: povero diavolo! Il prete invece abituato a dormire in una tana, rispose con una occhiata di meraviglia.

Il conte provò quasi della sorpresa, udendo rispondersi subito che si poteva dargli notizie certissime di colui, che cercava. Era abituato alle noje, ai disinganni; tante ne aveva subite, tanti provati durante il suo viaggio, che gli sembrava impossibile non incontrarne anche questa volta. Fu in una bella locanda, ove alloggiava, che interrogò l'amico di Federico.

Non dobbiamo possiamo tacere che, durante la separazione del marito dalla moglie, del padre dal figlio, il piccolo Giovanni, di focoso temperamento, di precoce intelletto aveva voluto apprendere la storia della propria sventura. Sensibilissimo e fiero, egli si era formata un'idea sinistra di tutti quegli uomini che la fortuna pone in una classe elevata. Abituato a conversare coi miseri fanciulli del villaggio subalpino, si era gi

Era il mattino. Avevo negli occhi il risveglio nel mattino della mia Venezia, in piazza San Marco. San Marco balena d'oro; è tutto animato come una trireme antica in voga piena. Poi abituato al fetore delle alghe e di altre cose stagnanti, l'assenza di quel profumo mi pareva rendere l'atmosfera priva di un elemento necessario alla respirazione. Vi sentivo invece un indistinto lezzo di coloniali, droghe, zafferano; come un odore dell'anima mercantile della citt

Non lo sapremmo dire con esattezza, poichè le poche parole che proferivano, erano pronunziate a bassa voce come fossero in chiesa. «Cosa diavolo diventa quel pazzo di Giorgio? pensava Tibaldo. Egli ha fatto il contrario di ciò che io aveva predetto. Come credere infatti, abituato come era, che non si avesse ad annoiare? Ma con lui non si è mai sicuri di nulla.

Ella, buon'amica, fa appello alla mia filosofia e cerca dimostrarmi che a sopportare i mali della vita è utile talvolta farsene una ragione. Ho creduto anch'io un pezzo a questo sofisma e nella mia selvaggia solitudine mi ero abituato a credere che un uomo non abbia bisogno del fiato di un altro uomo per vivere.

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