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Il giovane ufficiale stramazza a terra, spalanca due volte la bocca emettendo rivi di atro sangue, indi si ricompone come corpo morto. Prorompendo in orribili bestemmie il conte getta il brando insanguinato e come spinto da furie infernali fugge precipitoso al castello.

Indi per foschi nembi, atro sentiero, La simulata imagine sen vola, Come per soffio d'aquilon leggiero Ratto a lo sguardo altrui nube s'invola; Ma la donna real, ch'entro 'l pensiero De la finta nudrice ha la parola, Speme avvivando, si rinfranca, e move A far co' preghi suoi l'ultime prove. Lascia le piume, ed abbandona ogni arte.

Che atro nembo di polve alza a le stelle, Che ne gli antri profondi agita l'ira Del vasto mar, che le foreste svelle, Ed isvelte su turbini le gira. Come il vulgo infedel tante procelle Contra volte e 'l folgorar rimira, Smarrisce il cor. Ma più terribil stringe AMEDEO l'armi, e contra lor si spinge.

Entro i recessi cupi di questa reggia, atro funesto albergo di fraude e morte, a tuo piacer mi traggi; e mi vi fa svenare. Anzi, tu stesso puoi di tua man svenarmivi: mia morte, non che giovarti, è necessaria omai. Del sol morir dunque ti appaga.

L'alte montagne nere e i verdeggianti Colli e le roccie e i pini e le cascate D'argento vivido Suscitavano in lui gli antichi canti, Ricordavano a lei l'ore passate. Mirava il triste sguardo ed il sorriso Ancor più triste e gli diceva i fati Lungo il silenzio E la terribil calma del suo viso E i suoi capelli d'oro scolorati. Egli sentiva nuovo atro dolore E non osava prenderle la mano.

Lunge sul pian da lo spallon reciso, Come da fonte, il sangue atro discende; Crollasi Alfange, e vien di neve in viso, Al fin spossato in sul terren si stende. Dardagan, che lo sguardo in lui tien fiso, Di sdegno il petto e di pietate accende, E corre a lui, ne' cui sembianti mira Che l'alma giovinetta ancor non spira.

Flebil vista a mirarsi Sulla terra stillar vile e negletto Il tronco, onde Ellesponto anco paventa: Atro il bel volto e sparsi I crin fra il sangue, e del feroce aspetto La bella luce impallidita e spenta! CHIABRERA, Ode in morte di Astore Baglione.

Miseri noi! cui sole alba non mena, chiude a sera in occidente il giorno, Che non ci si minacci aspra catena, Che duri oltraggi non ci sian dintorno; E nostra vita gir di pena in pena, Far su le scure tombe atro soggiorno, Stillar gli occhi, piangendo i cari ancisi, E depor sul ferètro i crin recisi.

82 Dal duro volto de la terra il sole non tollea ancora il velo oscuro ed atro; a pena avea la licaonia prole per li solchi del ciel volto l'aratro: quando il femineo stuol, che veder vuole il fin de la battaglia, empì il teatro, come ape del suo claustro empie la soglia, che mutar regno al nuovo tempo voglia.

Non perch'ognun di voi fama incoroni Qual difensor de la cristiana fede? Eccovi l'ora: a le più ree stagioni Vostro nobile voto or vi si chiede. dice, e d'ogni intorno ei si rivolve Sparso di sangue, in nembo atro di polve. Quinci ben pronto a gli ultimi soccorsi Con rattissimi passi ognun sen giva.