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Venimmo a lei: o anima lombarda, come ti stavi altera e disdegnosa e nel mover de li occhi onesta e tarda! Ella non ci dicea alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando,

Ma seguimi oramai, che 'l gir mi piace; che' i Pesci guizzan su per l'orizzonta, e 'l Carro tutto sovra 'l Coro giace, e 'l balzo via la` oltra si dismonta>>. Inferno: Canto XII Era lo loco ov'a scender la riva venimmo, alpestro e, per quel che v'er'anco, tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.

18 Poi che senza rimedio si comprende la irreparabil rotta de la nave, ciascuno al suo privato utile attende, ciascun salvar la vita sua cura have. Chi può più presto al palischermo scende; ma quello è fatto subito grave per tanta gente che sopra v'abbonda, che poco avanza a gir sotto la sponda.

Ella non ci dicëa alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando, ma di nostro paese e de la vita ci ’nchiese; e ’l dolce duca incominciava «Mantüa . . . », e l’ombra, tutta in romita,

, li carretti ce se slontanorno, E noi daje a gir

FORCA. Molte girandole mi vanno per la testa: mi stillo il cervello e ordisco gran matasse, ma non mi sono ancor rissoluto ad alcun partito. PIRINO. Aiutami. FORCA. Mi uccidete. PIRINO. Il breve termine che Mangone ha dato a Melitea di gir al dottore, è il termine della mia vita: intanto io sto nel mezzo delle fiamme ardenti. Rispondemi.

O per onta di me d'aspre catene Gravi perversa man la mia reina? Ella goda qua suso aure serene Fin ch'io godo del ciel l'aura divina; S'incontra il mio valor miseria indegna Ovunque son per gir meco sen vegna.

Venimmo a lei: o anima lombarda, come ti stavi altera e disdegnosa e nel mover de li occhi onesta e tarda! Ella non ci dicea alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando,

Siamo alla sera del 31 ottobre 1798, e deve andare in iscena la nuova opera buffa: Il Cartesiano fanatico del Tritto con la Nicodemi, prima donna. Il cartello della Piazza Vigliena annunzia il cominciamento ad un’ora di notte, consueta dell’opera. A quell’ora appunto il teatro ha principio. Il colto pubblico di dame e cavalieri manifesta il suo mal’animo verso la Nicodemi, e protesta che non vuol saperne, altro che per udire o riudire la Semiramide⁷⁵. Al Capitan Giustiziere, Principe Carlo Gir. Castello, non par vero di cogliere la palla al balzo: e manda in carcere il messo ed il palchettiere. Ma come c’entrano questi disgraziati? chiede la Marchesa di S.a Lucia al Vicerè; ed il Capitan Giustiziere, che ha commesso un vero abuso di potere, posto tra l’uscio ed il muro, mendica per giustificarsi i più futili argomenti, e nasconde l’avversione al teatro di piazza S.a Caterina con questa magrissima scusa: A rispetto del digiuno, nelle vigilie, di estate si suole aprire il teatro a un’ora di notte; ma d’inverno non è così: le sere, le notti son lunghe, ed il pubblico non vuol esser congedato dal teatro presto. «Il moto che nelle vie cagiona il ritorno della gente dal teatro, tien desti i cittadini e rompe molti disegni nella citt

1 Ingiustissimo Amor, perché raro corrispondenti fai nostri desiri? onde, perfido, avvien che t'è caro il discorde voler ch'in duo cor miri? Gir non mi lasci al facil guado e chiaro, e nel più cieco e maggior fondo tiri: da chi disia il mio amor tu mi richiami, e chi m'ha in odio vuoi ch'adori ed ami.