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Don Diego rientrava la sera in quelle disposizioni di spirito quando la mendica dell'angolo del vicolo l'abbordò. E' non l'udì. Ella lo seguì, accentuando i lai. Don Diego si rivolse. La luce del lampione battè in pieno il viso della poveraccia. La parola dura che fremeva sulle labbra del prete, si addolcì. Egli la squadrò attentamente. Ma insomma, mia povera donna, perchè non lavori tu?

"Che cosa adunque ti trattiene figlia del cielo dal seguire gl'impulsi tuoi?" "Che è questo raggomitolarsi quotidiano come il serpe, questo starsene pauroso come un tapino che mendica per isfamarsi, ed è chiamato importuno? Oh che! le anime anch'esse dovranno piegare a queste stupide norme sociali? e il violarle una volta sar

Siamo alla sera del 31 ottobre 1798, e deve andare in iscena la nuova opera buffa: Il Cartesiano fanatico del Tritto con la Nicodemi, prima donna. Il cartello della Piazza Vigliena annunzia il cominciamento ad un’ora di notte, consueta dell’opera. A quell’ora appunto il teatro ha principio. Il colto pubblico di dame e cavalieri manifesta il suo mal’animo verso la Nicodemi, e protesta che non vuol saperne, altro che per udire o riudire la Semiramide⁷⁵. Al Capitan Giustiziere, Principe Carlo Gir. Castello, non par vero di cogliere la palla al balzo: e manda in carcere il messo ed il palchettiere. Ma come c’entrano questi disgraziati? chiede la Marchesa di S.a Lucia al Vicerè; ed il Capitan Giustiziere, che ha commesso un vero abuso di potere, posto tra l’uscio ed il muro, mendica per giustificarsi i più futili argomenti, e nasconde l’avversione al teatro di piazza S.a Caterina con questa magrissima scusa: A rispetto del digiuno, nelle vigilie, di estate si suole aprire il teatro a un’ora di notte; ma d’inverno non è così: le sere, le notti son lunghe, ed il pubblico non vuol esser congedato dal teatro presto. «Il moto che nelle vie cagiona il ritorno della gente dal teatro, tien desti i cittadini e rompe molti disegni nella citt

Chi era questa donna che egli stava per introdurre sotto il suo tetto e mischiare alla sua esistenza? Che era stata quella mendica?

Eran le undici della notte. Le gondole ingombravano i canali di Venezia e la piazza S. Marco, illuminata a giorno, era affollata di gente, da non potersi distinguere un palmo solo del suo lastricato. Dal balcone del palazzo Zecchin, parte dell'antica Procuratia che limita la piazza a tramontana, il solitario aveva salutato il popolo e quel saluto al popolo redento, alla grande mendica, all'antico baluardo della civilt

È venuta con me, Madonna, è giù nel cortile; ha voluto seguirmi come una mendica, ed è gelata, gelata da due notti all'aperto, sotto la neve! Voi siete sua madre! Dovrebbero muoversi le viscere della vostra misericordia e implorare con lui, indica il Dottore dal Pontefice, il perdono: che ci riceva! Ma , , subito... Dottore. Lo faremo, lo faremo! Enrico IV. E un'altra cosa! Un'altra cosa!

Se mi dessi una serva? si disse egli, o piuttosto questa idea traversò innanzi ai suoi occhi. Un nuovo colpo d'occhio sulla giovane lo decise. Seguimi, disse egli. Io potrò forse fare qualche cosa per te. Volse le spalle e camminò. La mendica esitò. Il suo istinto sollevò in lei non so quale paura vaga come un vapore nero. Ciò durò pochi secondi; poi corse dietro al prete.