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Una parola di scusa era sospetta, e il vecchio tacque. Dopo qualche tempo uno de' senatori spiegando un foglio sulla tavola: «L'arsenalotto Trittodisse, «continua a tempestarci colle sue suppliche: qui ce n'è una.» «Questo vecchio è veramente importuno.» «Bisognerebbe mandarlo allo spedale di San Lazzaro.» «Benissimo.» «Ma che cosa domanda

«Per ora è bene che tu sappiacontinuava Candiano, «che il mio palazzo è in canal grande, che in Venezia vi son molti luoghi remoti per ribattere un'ingiuria, se mai tu ti credessi offeso, e che a me non pesano ancora i miei sessantasette anni. In quanto alla famiglia del povero Tritto ci provvederò io medesimo.....» E senza più altro si tolse di l

«Appena che avrò pagato i tremila ducati all'ebreo che sta qui in sul canto.» «E la figlia dell'arsenalotto Tritto?» «Sappiamo che quel povero vecchio guaisce appena che ti sente a nominareIntanto che si facevano questi ribaldi discorsi, il senator Barbarigo continuava a giuocare colla sua imperturbabile freddezza, poco o nulla badando alle parole d'Attilio Gritti.

«Che si costringa il giovane patrizio Attilio Gritti a passargli un'annua pensione.» «E perchè?» «Sapete bene che il Gritti in un momento di mal umore gettò da Rialto in canale il giovane figlio di Tritto che per caso rimase ucciso.» «Lo sappiamo, ma se fu il caso, il Gritti non ci ha a pensare; d'altronde è voce che sia stato a buona difesa.» «Dite benissimo, Barbarigo

«Il pianoforte, mobile di quasi tutta l’Europa, è anche qui abituale dappertutto. Per mezzo di questo magnifico strumento ho imparato in Palermo, accanto a dive siciliane, arie appassionate di Cimarosa e di Fioravanti, e duetti di Andreozzi e di Tritto.

«Se mai si venisse a dare questa soddisfazione al vecchio Tritto, il popolaccio entrerebbe in troppa baldoria.» «Io so che ieri sera il vecchio si presentò all'ammiraglio.» «Che lo accolse assai benignamente e gli diede molte speranze.» «Ciò vuol dire che la sua borsa ci provveder

Così proseguivasi sino alla fine con l’Astuto in amore, che dopo due esecuzioni doveva mettersi da parte; con la Donna sensibile di Giacomo Tritto e con altre opere, tutte a lode anche del maestro di cappella D. Giuseppe Bracci, stato abilmente al cembalo, dei pittori delle scene D. Filippo Ferreri, D. Vincenzo Vulturi e D. Baldassare Pace, ed anche un po’ del vestiarista D. Gaspare Siragusa, che fu il Settimo Cane del secolo XVIII.