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Se da i bassi pensier talor m'involo e me medesmo in me stesso ritorno; s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, sopra l'ali d'amor poggiando volo: quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo lume mi specchio e quanto posso adorno la 've sempre con voi lieto soggiorno, da santo e bel disio levato a volo.

Dassi a Rodi battaglia, e i traci arcieri Caggiono a fasci, ove combatte Enrico; Ma, lui piagato, audace opponsi ai fieri Su la rotta muraglia, il Duce antico. Fernando, gloria dei famosi Iberi, Alfange in altra parte ha per nemico; Ma temuto il rampogna, e l'offende, Che dispossato in sul terren lo stende.

Tal costui venne, e col lucente acciaro L'elmo gemmato ad Ottoman percote; Mille accese faville al cielo andaro, E sonaro le piaggie indi remote; I gran diamanti, onde l'elmetto è chiaro, Il brando, ben che fin, spezzar non pote; Ben del feroce Re l'animo accese, Ch'a lui si volse, e sul terren lo stese.

questi fu tal ne la sua vita nova virtüalmente, ch’ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova. Ma tanto più maligno e più silvestro si fa ’l terren col mal seme e non cólto, quant’ elli ha più di buon vigor terrestro. Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte vòlto.

Ma di natia grandezza un resto dura Pur d'Adam nel nipote sventurato, Che un Dio, piucchè una belva, in affigura. Quel corrucciarsi del suo abbietto stato È ad un tempo alterigia e sentimento Ch'ei pel fango terren non fu creato. Giocondo del suo pascolo è l'armento, E se rugge il leon, rugge per fame, E quand'è sazio, anch'ei posa contento.

Così dove men sodo era il terreno De l'ima valle ivi per noi s'aperse, Ed Alcman vi si pose, indi non meno De lo stesso terren si ricoperse. Ma chi giammai potrìa narrare a pieno Di che misere lagrime t'asperse? Al mesto loco alfin volgemmo il tergo, E tornammo dolenti al patrio albergo.

Io so, lettor, negli antichi poemi talor goduto avrai qualche rassegna, e letto: «Il tal passava, e par che tremi il terren sotto alla schiera, all'insegna; e il tal monarca da' paesi estremi veniva dopo con sua gente degna, armata di panziere o cuoio cotto e con mazze ferrate e il giaco sotto».

Anima bella, che dal Padre eterno pura fosti creata e immortale, e ingombra di velo oscuro e frale, pur di fuor mostri il tuo valor interno: dal ciel scendesti in questo vivo inferno, u' n'aggrava il terren peso mortale, per innalzarne dibattendo l'ale al sommo bello, e sommo ben superno. Tu di casti pensier, d'onesta voglia ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, e le fai vaghe del verace amore.

Lunge sul pian da lo spallon reciso, Come da fonte, il sangue atro discende; Crollasi Alfange, e vien di neve in viso, Al fin spossato in sul terren si stende. Dardagan, che lo sguardo in lui tien fiso, Di sdegno il petto e di pietate accende, E corre a lui, ne' cui sembianti mira Che l'alma giovinetta ancor non spira.

questi fu tal ne la sua vita nova virtüalmente, ch’ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova. Ma tanto più maligno e più silvestro si fa ’l terren col mal seme e non cólto, quant’ elli ha più di buon vigor terrestro. Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte vòlto.