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Aggiornato: 31 maggio 2025


Intanto sul terren, ch'atro ribagna Sangue de' Turchi il grande Eroe freme, Che tutto ingombra il ciel di chi si lagna, Orribile rimbombo, e di chi geme; Molti ne van destrier per la campagna, Ed il dorso di lor nessun non preme, Che i nobili rettor caduti al piano Fieno aspettati da la patria in vano.

70 La donna disse lui: Tua villania non vo' che men cortese far mi possa, ch'io non ti dica che tu torni pria che sul duro terren ti doglian l'ossa. Ritorna, e di' al tuo re da parte mia, che per simile a te non mi son mossa; ma per trovar guerrier che 'l pregio vaglia, son qui venuta a domandar battaglia.

Tabor, fra stuoli morti al pian distesi; Rupe d'Oreb fra sitibonda gente, Voi vel provaste; intra ferrati arnesi Tu tel sentisti, o di Cison torrente: Tra gran prodigi non altrove intesi, Gran Nilo, i pregi suoi canti dolente; E sul terren degli Amorrei fugaci Di lui temendo, o Gabäon, non taci.

77 Cade a terra il cavallo e il cavalliero: la preme l'un, la tocca l'altro a pena; che si leva destro e leggiero, come cresciuto gli sia possa e lena. Quale il libico Anteo sempre più fiero surger solea da la percossa arena, tal surger parve, e che la forza, quando toccò il terren, si radoppiasse a Orlando.

Spense Almorato, Oluzalin percosse, E poi Chiausso egli piagò nel fianco, Indi Serraffo de la vita scosse, Giammai co' dardi in guerreggiar non stanco; Su l'arene di sangue umide e rosse, Fuggendo, al fier Dragutto il piè vien manco; E mentre alzarsi dal terren s'affanna Con alta piaga il vincitor lo scanna.

54 La valorosa giovane, con questa intenzion che 'l fraudolente uccida, a pigliar l'arme ed a seguire è presta Melissa; che sa ben quanto l'è fida. Quella, or per terren culto, or per foresta, a gran giornate e in gran fretta la guida, cercando alleviarle tuttavia con parlar grato la noiosa via.

Svanîr calma e tempesta; Ormai la tua giornata è giunta a sera, Nulla quaggiù ti resta. Su te mendico, servo e dispregiato, Senza posa gravò la sferza fiera D’un avverso destin.... ma fosti amato!... Ruvida spada io son che il terren fende; Son forza ed ignoranza. In me stride la fame e il sol s’accende; Son miseria e speranza.

questi fu tal ne la sua vita nova virtualmente, ch'ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova. Ma tanto piu` maligno e piu` silvestro si fa 'l terren col mal seme e non colto, quant'elli ha piu` di buon vigor terrestro. Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte volto.

Fedeli, io mossi da Provenza allora, Che 'l mento ombra di pel non mi copriva; E fin oggi con voi fatto ho dimora, De la mia vita omai presso la riva: Non mento io, no; fin che vivrommi ancora, Meco di voi fia la memoria viva. Rodi preposi al mio terren natio; Come da me porrassi unqua in oblio?

Il polso e il braccio sul piccon si strazia, cedon le fibre all’ìmprobo lavoro. Quando il terren sar

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