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Quinci fier Telamon la spada afferra, E sen va su la calcata arena, Che giunge ad Ottoman per fargli guerra, Che la saetta era posata appena; Giovine capriol, che rapido erra Lunge da i can, che 'l cacciator scatena, Con corso men leggier trascorre l'erba, Che del timido piede orma non serba.

In tal modo il guerrier ferma le piante Intenebrato da la sparsa arena, E da le tante piaghe e da le tante Morti la destra, ed il fier brando affrena; Ma la furia infernal cangiò sembiante, E stretta intorno a se l'aria serena, Quasi di corpo uman si ricoperse, E quale è Megapente, altrui s'offerse.

Nella arena vasta si svolger

Ecco i ministri ch'alzano il sipario, e son piú di duemila giunti in scena; con un milion di conteggi in summario e numeri minuti come arena provano, co' lor visi ilari e rossi, che nell'erario v'eran pochi grossi.

Dove prima sul Monte era un tumulto di persone che scendevano e salivano quasi arena in cui spira il vento, un rumore diverso di suoni, di parole e di grida, e un premersi a vicenda, che ti affaticava; allora la scena cangiò.

Udendo Alcmero il ragionar pungente, Di disdegno turbò l'aspra presenza, E rispondea: cosa rivolgi in mente? E qual di favellar pigli licenza? Serba tai modi per la vulgar gente, Perchè con esso me poi farne senza, Che da lontano a guerreggiar mi mena Mio libero voler su questa arena.

77 Cade a terra il cavallo e il cavalliero: la preme l'un, la tocca l'altro a pena; che si leva destro e leggiero, come cresciuto gli sia possa e lena. Quale il libico Anteo sempre più fiero surger solea da la percossa arena, tal surger parve, e che la forza, quando toccò il terren, si radoppiasse a Orlando.

39 Ma chi pensato avria, fuor che Dio solo, a cui non è cosa futura ignota, che dovesse venir con gran stuolo a farne danno gente remota? tra i quali e noi giace l'instabil suolo di quella arena ognor da' venti mota. Pur è venuta ad assediar Biserta, ed ha in gran parte l'Africa deserta.

Ornavano con frange il busto altiero Su ceruleo tabì nastri gemmati; Ed in faretra custodiva arciero Scherzo de le sue man strali ferrati; Spandea fuor de la bocca il buon destriero Forte i nitriti e da le nari i fiati, Falbo di manto, e riposava appena I piè non stanchi in su l'erbosa arena.

Venti contrarii, bonacce, piogge frequenti, impedirono per molti giorni la partenza, o ritardarono il corso. Finalmente la squadra salpò alla mezzanotte sopra il 24 di ottobre, e costeggiate alcune isolette a cui l’almirante impose il nome di Islas de Arena, giunse la mattina del 28 all’approdo di una grande isola, le cui alte montagne gli ricordarono quelle a lui note della Sicilia.