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Aggiornato: 22 maggio 2025
Com'ella tacque; e che la madre udiro Mesta parlar su la stagion sì fiera, Le vergini il bel volto impallidiro, Qual vaga rosa che sfiorisce a sera; Timide poi co' genitor sen giro In verso il tempio a rinnovar preghiera, Nè pigro Telamon con fier sembiante Ove le trombe udia mosse le piante.
Quinci fier Telamon la spada afferra, E sì sen va su la calcata arena, Che giunge ad Ottoman per fargli guerra, Che la saetta era posata appena; Giovine capriol, che rapido erra Lunge da i can, che 'l cacciator scatena, Con corso men leggier trascorre l'erba, Che del timido piede orma non serba.
Mirate ben, che singolar bellezza Nel vostro sangue onestamente splende; Serva fia d'ogni barbara vaghezza, Se per vostra virtù non si difende. Quivi nobile ardir di giovinezza Fervidamente in Telamon s'accende; Ultimo fu di lor, che gli occhi aprisse Nascendo al mondo; ei diè risposta e disse: IX
Spigne l'irata spada, aspro a vedersi; Piagalo in petto, e sì d'orror l'involve, Che sul piè Telamon non può tenersi, Ma cade, e gli occhi per dolor travolve; Ed ivi i crin via più che l'oro tersi, Spettacol di piet
Parola Del Giorno
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