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In quella parte del giovanetto anno che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra e gi

Egli lo stuol de' suoi, che 'n mare estinto Scorse affondar ne la tempesta rea, Pianse dolente, e se medesmo; or vinto I nobili occhi in sul mattin chiudea; Quì fronte annosa, e lungo crin ritinto In molta neve il messaggier prendea, E di rigidi manti il busto involve; Lo scote, e sveglia, indi la lingua ei solve: XV

E Nicla seguitò: Ti ridiranno il gemer de la rosa Che di desìo su 'l tuo bel petto manca, E gl'inni, nel tuo crin, de la fastosa Sorella bianca. Poi nosco ti addurrem ne le fulgenti De l'ametista grotte e del cristallo, Ove eterno le forme e gli elementi Temprano un ballo. Bruno ascoltava senza più respiro.

25 Come ella s'orna e come il crin dispone studia imitarla, e cerca il più che sai di parer dessa, e poi sopra il verrone a mandar giù la scala ne verrai. Io verrò a te con imaginazione che quella sii, di cui tu i panni avrai: e così spero, me stesso ingannando, venir in breve il mio desir sciemando.

In quella parte del giovanetto anno che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra e gi

Dalla diritta tunica vermiglia emerge, quale fiamma dalla face, il volto, che un’insonne e pertinace cura protende, solca ed assottiglia. Non più di carne: d’anima è quel volto senza bellezza, senza gioventù. E pur nessuna donna al mondo più superba apparve, nel suo crin disciolto.

Miseri noi! cui sole alba non mena, chiude a sera in occidente il giorno, Che non ci si minacci aspra catena, Che duri oltraggi non ci sian dintorno; E nostra vita gir di pena in pena, Far su le scure tombe atro soggiorno, Stillar gli occhi, piangendo i cari ancisi, E depor sul ferètro i crin recisi.

55 Poi fattasi arrecare una sua veste adorna e ricca, di sua man la spiega, e come io fossi femina, mi veste, e in reticella d'oro il crin mi lega. Io muovo gli occhi con maniere oneste, ch'io sia donna alcun mio gesto niega. La voce ch'accusar mi potea forse, ben usai, ch'alcun non se n'accorse.

Inferno: Canto XXIV In quella parte del giovanetto anno che 'l sole i crin sotto l'Aquario tempra e gia` le notti al mezzo di` sen vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura a la sua penna tempra, lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta; ond'ei si batte l'anca,

Ed elli a me: «Vano pensiero aduni: la sconoscente vita che i sozzi, ad ogne conoscenza or li fa bruni. In etterno verranno a li due cozzi: questi resurgeranno del sepulcro col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi. Mal dare e mal tener lo mondo pulcro ha tolto loro, e posti a questa zuffa: qual ella sia, parole non ci appulcro.