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Aggiornato: 20 maggio 2025
Le piccole tavole erano ornate di fiori vivi, e in certe nicchie tra una sala e l'altra eran cespi di fiori serici, su cui le lampadine elettriche spruzzavan luci variate; e luce pioveva dall'alto, dorata sulle pareti dorate, che chiudevano in cornici d'oro, tra decorazioni di pavoni, di pesci e di granchi, alcune scene settecentesche.
Nell'edizione dell'Amedeide maggiore, Genova, Pavoni, 1620, in 4.º dopo il frontespizio si legge il Contenuto del poema, che giudichiamo lavoro del Chiabrera. In esso con poche parole si d
Di Gino, capite? e non del conte Gino Malatesti. È usanza dei Lesarini di non chiamar mai i loro nobili amici per il casato, nè per il titolo che li distingue. Non altrimenti usano con le dame, chiamandole semplicemente, familiarmente, per il loro nome di battesimo, e preferendo il vezzeggiativo, se c'è. Così, quando si degnano di ragionare delle loro imprese col volgo profano, sogliono attaccare dei discorsi come questi: «Sapete? ieri Corinna mi ha ricordato.... Gino mi rispondeva.... Elena mi pregava iersera.... Ho incontrato stamane Polissena e mi ha detto: ah bravo, Pippo! vi trovo in buon punto; dovreste accompagnarmi dal dentista....» Raccontando queste maraviglie, i Lesarini trionfano, fanno la ruota come i pavoni, o, se vi piace meglio, come i tacchini. Che si fa celia? Darsi del voi con la gente titolata! Essere i confidenti delle dame più cospicue della citt
Quel popolo patriottico si dispose alla resistenza, e quando gli austriaci investirono la porta di Galliera buon numero di popolani spalleggiati da uno squadrone di carabinieri comandati dal Colonnello Boldrini con una carica arditissima ed a colpi di baionetta mettono in fuga il nemico; ma i bravi bolognesi sono ad un tratto arrestati dalle scariche di mitraglia di tre pezzi di cannoni che gli austriaci avevano piazzati in buona posizione e fulminati dalle Carabine dei Tirolesi che seminavano morte, sono costretti di cedere e ritirarsi dopo avere veduto cadere ferito a morte il colonnello Boldrini, l'aiutante Marziani, il maresciallo Pavoni e numerosi altri.
Il nostro cuore è ancora pieno di un ciarpame immondo: code di pavoni, pomposi galli di banderuole, leziosi fazzoletti profumati!... E non abbiamo ancora scacciate dal nostro cervello le lugubri formiche della saggezza.... Ci vogliono dei pazzi!... Andiamo a liberarli!
La prima messa fu di marzapani e pignocate dorate, colle armi della biscia; indi vennero pollastrelli con savore; due porcellini e due vitelli interi, dorati anch'essi; poi un'abbondanza di spicchi di castrato, di capretti interi, di lepri e piccioni e fagiani e pernici e storioni, e quattro pavoni coperti di tutte le penne e due orsi; tacio le cento maniere di gelatine, di salse, di paste, di canditi, di frutte, uno sfarzo di piattelli e tazze d'argento, d'acque odorose date replicatamente alle mani, come lo rendeva necessario il non usarsi le forcine; vini poi squisiti e senza misura.
Come avvenisse che un poema composto dapprima di soli canti dieci, qual si legge nell'edizione del Guasco, crescesse fino a canti 23, quanti se ne contano in quella del Pavoni, può vedersi nelle lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal signor Ponthenier.
Ecco il suo piede di creta. C'era una volta un corvo che saltabeccava beato e tranquillo nel bugigattolo d'un ciabattino. Un bel giorno trovò le spoglie d'un pavone; e invaghitosi di quelle penne versicolori, tanto piú appariscenti del suo piumaggio nero, se le mise indosso, e cosí camuffato, andò tra gli altri pavoni, nei giardini del re.... No, via, non divaghiamo: ripigliamo il filo.
Con gran battito d'ale volano i suoi pavoni: Vieni a inchinarla, o Cerere, ricca di tutti i doni.
Parola Del Giorno
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