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Aggiornato: 4 maggio 2025


Qua, vediamo! Il Direttore gli strappò la busta di mano. C'erano le duecentocinquanta lire. Oh, alleluia! esclamò la Gioconda avvicinandosi colle mani sui fianchi, e aspettando la sua parte. Mi darai le venti lire per il dentista! esclamò subito anche Evelina. Essa, quando c'eran denari, ne domandava sempre, per il dentista, il dottore, la farmacia Zambelletti. Uno alla volta! Uno alla volta!

Di Gino, capite? e non del conte Gino Malatesti. È usanza dei Lesarini di non chiamar mai i loro nobili amici per il casato, per il titolo che li distingue. Non altrimenti usano con le dame, chiamandole semplicemente, familiarmente, per il loro nome di battesimo, e preferendo il vezzeggiativo, se c'è. Così, quando si degnano di ragionare delle loro imprese col volgo profano, sogliono attaccare dei discorsi come questi: «Sapete? ieri Corinna mi ha ricordato.... Gino mi rispondeva.... Elena mi pregava iersera.... Ho incontrato stamane Polissena e mi ha detto: ah bravo, Pippo! vi trovo in buon punto; dovreste accompagnarmi dal dentista....» Raccontando queste maraviglie, i Lesarini trionfano, fanno la ruota come i pavoni, o, se vi piace meglio, come i tacchini. Che si fa celia? Darsi del voi con la gente titolata! Essere i confidenti delle dame più cospicue della citt

Discesi a Grottamare inferiore corsi alla casa del Birecchi, il solo artista che ancora mi rimanesse fedele; ma qual fu il mio stupore nello intendere che il perfido dentista la notte precedente era partito per Camerino!

Come te, noi abbiam lavorato tutto il giorno, ma ad onta della stanchezza che ci rompe le gambe, continuiamo a lavorare diversamente e ancor meglio! Poichè bisogna pure che qualcuno s'incarichi di dipingere le statue nelle piazze alberate, di sostituire all'insegna d'un dentista quella imponente d'un avvocato, o d'appendere alla porta d'un lupanare, che s'affatica ed

Mi raccomando! Il Direttore consegnò subito cinquanta lire alla Gioconda. Va bene? Va bene così? La serva, senza rispondere, se ne andò via, contando i biglietti. Ecco le lire venti per il dentista. E tu? domandò a Taddeo, vedendolo immobile, che lo guardava e sorrideva. Ah, per il brum! Per il brum.... e se potesse.... sono ancora in arretrato....

Ma bisogna lasciarsi guidare e non commettere balordaggini, specialmente in principio. Quello che dico sempre io. Tina alzò la testa. Ma avrete fiducia in me? seguitò la signora Cesarina. . State dunque allegra; diavolo! si direbbe che vi faccia male un dente e che aspettiate qui il dentista. Il motto era così bizzarro e lo scatto delle parole così vivo, che le due donne dovettero sorridere.

Animale! esclama il salsamentario e forse non ha ancor finito di mangiare i due salami che gli ho regalati a Natale! Stamattina, ho fatto colazione al caffè Biffi col dentista B. Entrano due provinciali, un uomo in sulla cinquantina e una signora di mezza et

Tornò in fretta sui propri passi e col suo andare sconnesso e frettoloso che gli dava l'aria d'un barile rotolato, passò in mezzo al gran via vai delle strade, coi pensieri arruffati, masticando macchinalmente la prima frase del discorso: «Davanti a questa bara» col fastidio di chi sente dolere il dente guasto mentre sale le scale del dentista.

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