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Aggiornato: 14 maggio 2025


il CHIABRERA fu solamente poeta sommo: vuolsi pur lodarlo altamente come prosatore. Il suo parlare è propriamente fiorentino purissimo; ma senza riboboli smancerie da pedanti: parvi d'udire una gentil donna fiorentina che non abbia letto libri tradotti malamente dal francese, conversato con uomini che s'estimano letterati solo che possano contaminare con modi stranieri il bellissimo idioma dell'Arno. Non ha periodi lunghi soverchiamente trasposizioni affettate; e dice le cose grandi con parole gravi e semplici; le umili con graziose. Nelle lettere famigliari è schietto, festivo, felicissimo; e va innanzi a tutti gli altri nostri, specialmente in quelle 150 a Pier Giuseppe Giustiniani, trovate in Genova, ed impresse in Bologna per gentil pensiero del P. Porrata, nobile genovese, della C. di Gesù. Nella ristampa fattane in Genova per mio suggerimento, ma condotta contro a' miei consigli, per mano altrui, si legge un certo numero di lettere inedite, che io ottenni gentilmente da chi avevale trascritte dall'archivio di Savona; ma in esse, come distese in istile curiale, non apparisce il valore del CHIABRERA. Lodevoli molto sono quelle altre, forse un 250, che usciranno colla mia assistenza dai torchj del signor Ponthenier. Bellissimi poi sono i dialoghi sull'arte poetica, e quello che contiene la sposizione di un sonetto del Petrarca: in essi non è la grandezza platonica; una nobile semplicit

Come avvenisse che un poema composto dapprima di soli canti dieci, qual si legge nell'edizione del Guasco, crescesse fino a canti 23, quanti se ne contano in quella del Pavoni, può vedersi nelle lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal signor Ponthenier.

Ma su questo poema convien leggere le lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal sig. Ponthenier; essendo in esse la storia minutissima dell'Amedeida. Prende le forme di Licasta, e muove Così la Furia di Sultana al letto; Onde ella di distor faccia sue prove Dal desio di pugnar il Re diletto. Prega essa; ma pregar nulla ha che giove, ardore ammorza nel guerriero petto.

La via dell'azione a ogni modo era chiusa: e la questione letteraria mi parve campo ad aprirmela quando che fosse. Esciva allora in Genova, edito dal tipografo Ponthenier, un giornaletto d'annunzî mercantili; e doveva, in virtù di non so quale prescrizione governativa, limitarsi a quell'angustissima sfera. Era l'Indicatore Genovese.

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