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Lasciò varie opere, ad alcune delle quali, così il mio caro Piazza, «si è mostrata propizia l'opinione degli ItalianiIn quasi tutte però noi scorgiamo uno scrittore abituato alla lettura dei classici, ai quali attinse principj generosi, checchè ne possano dire in contrario coloro che fanno gemere i torchj sotto il peso de' libri inutili, nei quali trovansi idee comuni sulle lettere, sulle scienze, sulle arti, e ciò che più deve rincrescerci, vili adulazioni, siccome gi

il CHIABRERA fu solamente poeta sommo: vuolsi pur lodarlo altamente come prosatore. Il suo parlare è propriamente fiorentino purissimo; ma senza riboboli smancerie da pedanti: parvi d'udire una gentil donna fiorentina che non abbia letto libri tradotti malamente dal francese, conversato con uomini che s'estimano letterati solo che possano contaminare con modi stranieri il bellissimo idioma dell'Arno. Non ha periodi lunghi soverchiamente trasposizioni affettate; e dice le cose grandi con parole gravi e semplici; le umili con graziose. Nelle lettere famigliari è schietto, festivo, felicissimo; e va innanzi a tutti gli altri nostri, specialmente in quelle 150 a Pier Giuseppe Giustiniani, trovate in Genova, ed impresse in Bologna per gentil pensiero del P. Porrata, nobile genovese, della C. di Gesù. Nella ristampa fattane in Genova per mio suggerimento, ma condotta contro a' miei consigli, per mano altrui, si legge un certo numero di lettere inedite, che io ottenni gentilmente da chi avevale trascritte dall'archivio di Savona; ma in esse, come distese in istile curiale, non apparisce il valore del CHIABRERA. Lodevoli molto sono quelle altre, forse un 250, che usciranno colla mia assistenza dai torchj del signor Ponthenier. Bellissimi poi sono i dialoghi sull'arte poetica, e quello che contiene la sposizione di un sonetto del Petrarca: in essi non è la grandezza platonica; una nobile semplicit