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Tutti voi conoscete certamente i piccioni, non è vero? E saprete forse che in tempi molto lontani dai nostri, si metteva a profitto la loro rapidit

Alcuni piccioni scesero frullando attraverso il fogliame e presero a beccuzzare. Un bel maschio dalle ali e il collo di un cupo azzurro metallico cangiante a la luce, con vezzosi movimenti girava intorno a una femmina bianca, tubando le sue lusinghe amorose.

CAPPIO. Ecco i piccioni, polli, capponi e porchette, spiedi di fegatelli, pasticci e l'altre manifatture. GIACOMINO. O che sia tu benedetto, che con prestezza e diligenza hai avanzata la necessitá. CAPPIO. Me l'ho fatti prestar da un'altra taberna, pagandoli quello che si consumerá; e l'aremo in un tempo arrosti e allessi caldi caldi.

LECCARDO.... Ivi eran mandre di vitelle, some di capponi impastati, monti di cacio parmigiano, il vino uh! a diluvio.... DON FLAMINIO. Vorrei saper con chi è maritata. LECCARDO. Bisogna vi si dica il tutto per ordine. ... Lascio i pastoni, i pasticci, i galli d'India.... DON FLAMINIO. Piccioni e simili: basta su. LECCARDO. Non vi erano piccioni altrimenti.

Il Sappia fece un gesto ad un cocchiere di vettura pubblica, che passava col legno vuoto. Vi montarono, e via pel Giardino d'Italia. Come si vede, la Luisa obbediva largamente al delegato. Essa coglieva due piccioni ad un favo. Aveva trovato un probabile messere e aveva azzeccato il pranzo di quel giorno.

La povera donnetta con un cavagnolino in mano, in cui tenava due piccioni coperti con un fazzoletto, cominciò a pregare e a supplicare, perchè non fossero fatti gli atti del sequestro, che sarebbe stata per loro una vera morte oltre al disonore: e invocando gli angeli e i santi del paradiso, cercava di toccare il cuore del droghiere.

DON FLAMINIO. O che vi fussero o che non vi fussero, poco importa. LECCARDO. Dico che non vi erano; e dicean che son caldi per natura e che arebbono fatto male al fegato. DON FLAMINIO. Vorrei che ragionassi del fatto mio. LECCARDO. E del vostro fatto si ragiona: a voi tocca. Ché si vi fusser stati piccioni, non arei mangiato teste di capretti.

Diamo mano a' fatti: andiamo a comprar galli d'India, polli, piccioni e fegatelli; e prepariamo l'osteria, che fra poco tempo saranno in Napoli. GIACOMINO. O cuor del mio spirito, o spirito dell'anima mia, o spirito ed anima del mio cuore, ti vedrò forse oggi e senza forse in Napoli ed in casa mia? CAPPIO. Come stai cosí attonito?

Fate presto, e con prudenza.... raccomandò loro il marchese: e le sette iene un momento dopo disparvero nell'ombra di quella notte senza stelle. Oh, se potessi prendere due piccioni ad una fava! pensava il sacerdote con un brutale rimescolio. Basta.... forse non sar

Ti fará star sempre in villa; mangiarai polli, piccioni, porchette, ricotte e frutti di ogni sorte. ARMELLINA. Ditemi, è giovane? VIGNAROLO. È giovane. ARMELLINA. Ditemi chi è, presto. VIGNAROLO. Il vignarolo. ARMELLINA. Forsi quel vignarolo di Pandolfo? perché l'amo quanto la vita e ne sarei contentissima. VIGNAROLO. Quello è desso, quello son io.