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Mai feci l'amor se non con porchette e vitelle; ed è il peggio, ch'è una simia e pretende esser bellissima. DON FLAMINIO. Bisogna tôr la medicina per una volta. LECCARDO. Quando la menerò a casa, fingerò por la mano alla chiave per aprir la porta. Basta: l'ingannerò di modo che mi aiuterá. DON FLAMINIO. Lodo il consiglio: mandalo in essecuzione. LECCARDO. Fra poco saperete la risposta.

CAPPIO. Ecco i piccioni, polli, capponi e porchette, spiedi di fegatelli, pasticci e l'altre manifatture. GIACOMINO. O che sia tu benedetto, che con prestezza e diligenza hai avanzata la necessitá. CAPPIO. Me l'ho fatti prestar da un'altra taberna, pagandoli quello che si consumerá; e l'aremo in un tempo arrosti e allessi caldi caldi.

E mentre mi trastullo con questi, fo l'amor con le porchette, che si stanno arrostendo, pascendomi intanto di quei soavi odori. TRASIMACO. Io stimo che con quella gloria e animoso ardire con cui io entrerei in un steccato, tu in una tavola ben acconcia.

Ti fará star sempre in villa; mangiarai polli, piccioni, porchette, ricotte e frutti di ogni sorte. ARMELLINA. Ditemi, è giovane? VIGNAROLO. È giovane. ARMELLINA. Ditemi chi è, presto. VIGNAROLO. Il vignarolo. ARMELLINA. Forsi quel vignarolo di Pandolfo? perché l'amo quanto la vita e ne sarei contentissima. VIGNAROLO. Quello è desso, quello son io.

Ci disfidammo insieme: lo steccato fu un lago di brodo grasso dove notavano caponi, polli, porchette, vitelle e buoi intieri intieri; qui ci tuffammo a combattere con i denti.

LARDONE. Come posso partirmi, se queste porchette infilzate mi tengono incatenato, posso distaccar la vista da questi salami, pollami? lasciatemi far un altro poco l'amore. PEDANTE. Dii talem avèrtite pestem, o sarcofago, o lupus luporum, o asine asinorum! LARDONE. Io asino e tu un bue, siamo bene accoppiati!

Dove andrò a cenare, ché l'ora è tarda e ho fatto questione con tutti? O vitelle, o porchette, o lasagni, o sguazzetti, o saporetti che odoravate cosí suavemente; o liquore, o vino che tornavi l'anima dentro i corpi morti, dove sète andati? Sono venuti i lupi e s'hanno ingoiato la cena che son stato tutto oggi ad apprestare.

LECCARDO.... Però non è meraviglia se mi sento cosí leggiero: non mangio cose di sostanza.... DON FLAMINIO. Volgiti qua, Leccardo. LECCARDO. O signor don Flaminio, a punto stava col pensiero a voi! DON FLAMINIO. Parla, ché la tua bocca mi può dar morte e vita. LECCARDO. Che! son serpente io che con la bocca do morte e vita? La mia bocca non morte se non a polli, caponi e porchette.