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O bello inganno, ben veramente mostra esser uscito dal suo ingegno divino! MASTICA. Non piú, basta: non l'hai letta, vuoi tu leggerla un'altra volta? LAMPRIDIO. Deh, lasciami leggere tutto oggi, ché mentre leggo questa parmi che ragioni seco! MASTICA. Fermati, dove vai? LAMPRIDIO. Vo a casa di Giulio a trovar le vesti per vestirmi da turco e venir or ora a casa vostra. MASTICA. Ascolta, aspetta.

Oh, eccolo qua, il bossolo dei segreti. Prendi, Juana, mia dolce amica, aprilo tu, ch'io non lo leggo. Piacevole non è di certo; e ci sar

Mi scusi tanto; sono venuto a Lecco quasi a posta per fare la sua conoscenza.... Amo i suoi scritti, e leggo sempre il suo Giornale-Capriccio, grazie alla gentilezza di un amico che me lo presta. Obbligatissimo! Dunque.... come le diceva.... son venuto a Lecco quasi a posta per passare qualche ora in compagnia di una persona che stimo tanto.... Si accomodi....

Torno col pensiero al povero cane! Povero amico! , caro testimonio di tante mie lagrime, di tanti miei dolori! Leggo le mie memorie: è il saluto che le scrissi! E piango! Come il cuore è gonfio! La scienza è vana. Ieri ho ascoltato una grande lezione di Antropologia: la genesi umana: la scimmia!

Meglio è morendo aver Iesú per guida che ad Esculapio offrir d'un gallo il spirto! Socrates moriturus gallum immolari Esculapio iussit. I' veggio trasformato il negro spirto in angelo di luce, per le stelle volando, a noi mostrarsi esser lor guida, se leggo Averois, d'errori padre.

Un'altra lezione edita la prima volta dal BRAGA, e che leggo in HARDUNG, I, a carte 173, comincia:

1.° novembre. È il giorno di tutti i Santi. Splende il sole e s'odono i canti mattutini nella chiesetta di sotto. Perchè sento tanta malinconia? E perchè leggo queste memorie? Il giardino è tutto bianco di brina. Dio, com'è triste sentirsi nel cuore questi primi geli! Ci capita addosso un invito in casa S. Come mi fa dispiacere l'esser così stupido fra la gente.

Leggo un po' del mio Tintoretto! Questa copia, gualcita, sporca, su cui ho scritto tante volte per epigrafe i versi di Byron e quelli di Goethe, questa copia l'ho portata con me a Venezia nel 1876 e volevo abbandonarla sulla lapide del Tintoretto. C'era insieme un mio amico, e non ho osato. Oh come ho amato vedendo la pietra del pittore e pensando a Te! A Verona ero solo: volli andare a Mantova per vedere la citt

Leggo il mio saluto. Oh se tu potessi piangere, come piango io!... Eppure spero... Ci incontreremo, sarai mia!... Forse incominciano adesso le mie battaglie... Perseveranza, Castit

E Verdiana di rimando: Sentitemi, don Cirillo, io non leggo libri stampati come leggete voi; ma la ragiono così: vecchi siamo anche noi, pure per la grazia di Dio non impediti in verun membro, o sentimento del corpo: però, finchè la Provvidenza ci mantiene destri, vuol dire, che secondo le facolt