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O Tintoretto, quanto mi costi! O Byron, o Goëthe, per leggervi ho speso un anno di fatiche e di illusioni e di delusioni! L'amico si ricorder

Ieri sera ero deciso a mandarle il Tintoretto quel Tintoretto che ho tanto amato! E come mi spaventa il giudizio del mondo! Ah potessi essere egoista e avere i mezzi di esserlo con i fatti! Essere egoista, osceno, pigro, poltrone, ghiotto, e consumare il cervello coi vizî, non coi pensieri nobili Ma che faccio infine? Ho riletto il mio Tintoretto e sono mestissimo! Quante illusioni e quanto amore!

Come nel Tintoretto, così in molti dolori dell'Ugo il Bazzero descriveva i suoi. Quell'anima dolce e tenerissima, che non sapeva far male a una formica, caricò i suoi personaggi di feroci furori e quasi li incaricò delle sue vendette. È un mistero che molte pagine del presente volume spiegheranno. Anch'egli amò la sua donna, ma noi come tutti gli altri.

Rileggo un poco del mio Tintoretto! O che giorni erano quelli in cui scrivevo quelle scene, appena guarito dal tifo! Che vita! che speranze! che amore! Come mi sentivo artista, buono, solitario! Sono scorsi gi

A proposito di Paolo Veronese, guardate quella vastissima composizione, che va sotto il nome delle Nozze di Cana. Non ignorate che l'artista ci ha ficcato dentro tutti i personaggi più celebri del tempo suo, Vittoria Colonna e suo marito il marchese di Pescara, Francesco I, Eleonora d'Austria, Maria d'Inghilterra, Carlo V, Solimano I, tutti in compagnia di Gesù Cristo al banchetto di Cana, a cui pare s'invitassero anche i migliori artisti di Venezia, poichè ci si vede lui, l'autore, insieme col Tiziano, il Tintoretto, il Bassano, intenti a rallegrare il pranzo con un concertino di viole, di violoncello e di flauto. Tutti i potenti d'Europa son l

Prendete: è l'oro di re Filippo. TINTORETTO solo. (baciando la figlia) È l'ultimo bacio nella casa dove se' nata! (la compone, le si inginocchia vicino, si solleva). È l'ultima alba!... Guarda se ancora luccica la tua stella!... (la drizza sui guanciali, le alza la testa, e fissa pel finestrone.... Dal terrazzo si vedr

12 aprile. Eravamo soli in una cameretta disabitata del sacrestano: c'era una crociona nera dei morti: un canapè: delle seggiolaccie: un tavolo sconnesso.... Sui monti imperversò un uragano. Lei aveva paura dei lampi.... Si schiarì il cielo: tornò il sole, bellissimo: la montagna divenne festante. Io lessi l'agonia suprema del mio Tintoretto! Che speranze, che fede nell'arte! Che baldanza nel guardare al mio futuro! Chi rid

MARCO , dalla scala di terra, sale al terrazzo, lo attraversa frettolosamente e giunge all'uscio: sta in sospeso per la gioia: trova semiaperto ed entra.... Il TINTORETTO gli viene incontra, reggendo la figlia sulle braccia. TINT. Non è più tua! Ella è d'Iddio e dei posteri!

Sii felice, Tu, povero Peppino, e ricordati di me che ti ho amato tanto e ti ho sempre ispirato gentili sensi di affetto e salde parole di dovere: cresci buono e studioso e fidente nella vita. Perdonami, o R., il mio Tintoretto, il mio Giuliano!... E Tu, Lidia, povero cuore, Tu, gentile mia illusione, ricordami, se puoi, ricordami come si ricorda un fratello. Ma non odiarmi!

PRIMO. Orsù, ci hanno chiamato con tanta furia (ridendo). Date qua..... (si avvia alla porta del Tintoretto, e vi d