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12 aprile. Eravamo soli in una cameretta disabitata del sacrestano: c'era una crociona nera dei morti: un canapè: delle seggiolaccie: un tavolo sconnesso.... Sui monti imperversò un uragano. Lei aveva paura dei lampi.... Si schiarì il cielo: tornò il sole, bellissimo: la montagna divenne festante. Io lessi l'agonia suprema del mio Tintoretto! Che speranze, che fede nell'arte! Che baldanza nel guardare al mio futuro! Chi rid

Parlò il Guelfi della sua casa nel piano di Scarlino da servire per luogo di sosta, come quella che, situata in pianura disabitata, aveva di frequente dato ricetto ad esuli politici, ma perciò appunto proponeva di non servirsene come asilo che in caso estremo, essendo ormai sospetta, sia per i profughi che l'avevano frequentata, sia pel nome inviso del proprietario.

E imperversava di nuovo: poi fermavasi a guardare la notte, ad ascoltar lo scroscio dell'acqua, unica voce nel silenzio della campagna disabitata. Quella campagna, quella notte un'altra gliene ricordava, un'altra in cui aveva ricevuto dalla Margherita quell'affronto; un affronto che omai non si poteva lavare se non col sangue.

L'isola era disabitata; nessun popolo del nord v'aveva mai posto piede; era tutta un deserto di ghiaccio e di neve, flagellato dalle onde e dai venti, sul quale il sole non gettava che raramente un raggio fuggitivo e senza calore. Nondimeno, i poveri naufraghi mandarono grida di gioia quando vi posero il piede, e s'inginocchiarono nella neve per ringraziare la Provvidenza. Dovettero pensar subito a fabbricarsi una capanna. Nell'isola non v'era un albero; ma per fortuna si trovava l

Si cominciò a pescare pazientemente, da principio con infelici risultati: solo dopo due buone ore, quando cambiammo posizione e ci recammo in vista d'una isoletta disabitata, alcune sfoglie, parecchi black-fish e mezza dozzina di grosse anguille si lasciarono prendere con grande gioia delle mie compagne.

Cornélis Vroom dovette pure la sua fortuna a un naufragio; era partito per la Spagna, con alcuni quadri religiosi, il bastimento naufragò vicino alle coste del Portogallo, il povero artista si salvò con altri in un'isola disabitata, stettero due giorni senza mangiare, si consideravan come perduti; quando furono inaspettatamente soccorsi dai religiosi di un convento della costa, ai quali il mare aveva portato insieme alla carcassa del bastimento, i quadri del naufragio, ch'essi religiosi avevano trovato ammirabili; e così il Cornélis fu raccolto, ospitato, stimolato a dipingere, e quella profonda emozione del naufragio diede al suo ingegno un impulso nuovo e potente che lo rese artista vero.

ARIEL, spirito aereo. Altri spiriti al servizio di Prospero. La scena è a bordo di una nave sul mare, poi in un'isola disabitata. A bordo di una nave, sul mare. Una bufera con tuoni e fulmini. Entrano il PADRONE della nave e il QUARTIERMASTRO. Mastro.... Eccomi, Padrone: che c'è? Bene. Parla ai marinari e manovrate alla spiccia: altrimenti andiamo tutti a fondo. Presto! presto! Exit.

Nel sedicesimo secolo, una gran parte di questa provincia era ancora disabitata. Era un paese di aspetto sinistro, coperto di sterpeti, d'acque stagnanti, di laghi tempestosi, e inondato ogni momento dal mare; nel quale erravano frotte di lupi e sciami innumerevoli d'uccelli acquatici, e non si sentiva altra voce che il canto dei ranocchi e il lamento dei daini. Tre secoli di lavoro coraggioso e paziente, smesso più volte senza speranza e poi ripreso con maggiore ostinazione, e condotto a fine in mezzo a ogni sorta di difficolt