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103 dicendo che lodevole non era ch'andasser tanti cavallieri insieme: che gli storni e i colombi vanno in schiera, i daini e i cervi e ogn'animal che teme; ma l'audace falcon, l'aquila altiera, che ne l'aiuto altrui non metton speme orsi, tigri, leon, soli ne vanno; che di più forza alcun timor non hanno. 104 Nessun degli altri fu di quel pensiero; ch'a lei sola toccò a far partita.

Nella fortunata campagna del 60, quando i pezzenti della Democrazia Italiana passeggiavano nei parchi regi, tra i fagiani ed i daini, e tergevano i loro rozzi calzari sui reali tappeti in una stanza del sontuoso palazzo di Caserta, io sognai di Roma.

I paventosi daini per la druda Mostransi arditi quai guerrieri al campo Il tigre con vergata pelle suda Spargendo in l'aria sanguinoso vampo Ruge il leon con voce horrenda e cruda Spiegando al ciel con gli occhi ardente lampo Il serpe per la biscia fischia e vibra Che haverla prima e poi morir delibra

Nel sedicesimo secolo, una gran parte di questa provincia era ancora disabitata. Era un paese di aspetto sinistro, coperto di sterpeti, d'acque stagnanti, di laghi tempestosi, e inondato ogni momento dal mare; nel quale erravano frotte di lupi e sciami innumerevoli d'uccelli acquatici, e non si sentiva altra voce che il canto dei ranocchi e il lamento dei daini. Tre secoli di lavoro coraggioso e paziente, smesso più volte senza speranza e poi ripreso con maggiore ostinazione, e condotto a fine in mezzo a ogni sorta di difficolt

22 Tra le purpuree rose e i bianchi gigli, che tiepida aura freschi ognora serba, sicuri si vedean lepri e conigli, e cervi con la fronte alta e superba, senza temer ch'alcun gli uccida o pigli, pascano o stiansi rominando l'erba; saltano i daini e i capri isnelli e destri, che sono in copia in quei luoghi campestri.

S'apparechiano i fuochi e le cucine; le mense d'altra parte in su tapeti. Intanto il re cercando alle vicine valli era andato e a' boschi più secreti, se ritrovasse capre o daini o cervi; e l'arco gli portar dietro duo servi. 29 Mentre aspettamo, in gran piacer sedendo, che da cacciar ritorni il signor nostro, vedemo l'Orco a noi venir correndo lungo il lito del mar, terribil mostro.

Le più belle foreste subalpine vedonsi tuttora sulle alte catene meridionali: tra la Tinea e la Vesubia esse ricoprono almeno 4500 ettari, estendendosi da Clanzo, da Valdiblora e da Venanzone fino sui monti Tournairet (m. 2085) e Siruol; ancora oggidì vi sono abbastanza numerosi i lupi, le linci, le volpi, ecc., mentre nel medio evo ricoveravano anche cinghiali, daini e caprioli; sin verso il 1830 la foresta di Clanzo era una vera foresta vergine. Quella di Saleses, che dal passo omonimo (m. 2020) per un'amenissima valletta scende a Ciriegia sul Borreone, misura quasi 500 ettari, distinguendosi per le acque chiare ed abbondanti che vi scorrono, per lo splendore della flora che vi conta specie rarissime e talune piuttosto meridionali, per la bellezza dei prati intercalati, poi per il fusto regolare delle piante, la rimarchevole belt