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Aggiornato: 24 luglio 2025
Io che resterò qui sola, sempre sola.... Io che non ho nessuno.... nessuno! Evelina sospirò e si asciugò le lacrime con una mano. Era commossa e piangeva, piangeva davvero; ma pure pensava, sotto quelle lacrime, pensava in fondo al cuor suo che Pietro Laner, aspettando Nora sulla porta della Schönfeld, avrebbe forse potuto vedere o scoprire qualche cosa di nuovo....
Nora "voleva" essere felice. Voleva essere felice ad onta del marito vecchio, voleva esser felice sebbene Pietro Laner avesse sposato Evelina. Voleva esser felice perchè intimamente sentiva di non esser contenta, soddisfatta: e in fine, voleva esser felice per consolare sè stessa con quell'inganno e far soffrire, colla propria felicit
No! ripetè il Laner agitando il capo sul guanciale, e fece per tirarsi su a sedere, ma lo assalì vivissimo il bruciore dei vescicanti in tutto il corpo rotto, e mormorò ricadendo disteso: Non posso.... Non posso....
Alla selva dell'Ercole! Arrivederci alla Corona Bianca! Va via! Va via! Mantenuto! Lascia fare! Noi, si lavora, noi! Mantenuto! Pietro Laner indietreggia: una parola ancora più turpe, oscena, solleva i fischi, gli urli di tutta quella gentaglia furibonda. Vada via lei!... Vada via! gli bisbigliano le guardie, i carabinieri, o noi non si risponde più di niente.
Pietro Laner era stato colpito da congestione cerebrale, e per i primi giorni, specialmente, il suo stato fu gravissimo. Evelina non abbandonava quasi mai la camera del malato: silenziosa, premurosa, infaticabile, era la maraviglia della padrona di casa e del dottor Foresti, un medico giovanissimo, al quale non pareva vero di aver per le mani un malato giornalista. E che giornalista!...
Lei lo ha rovinato come gli altri! Diventate matto? esclamò Cantasirena. Così, all'improvviso, era rimasto spaventato dal pallore, dagli occhi torvi, dalla collera di Pietro Laner; ma riprese subito il sopravvento, e divincolandosi con forza, riuscì a sciogliersi dalla stretta e a buttare Pietro Laner due o tre passi lontano.
Dirai al signor Laner esclamò rivolgendosi alla Gioconda che non venga a mezzogiorno, se mi vuol trovare. Venga dopo le quattro. A mezzogiorno ho una lezione. Dalla signora Schönfeld? domandò la cuoca, succhiando gli acini d'uva passa che andava scegliendo fra le briciole, sul piatto del panettone. Nora non rispose: non voleva rendere tanti conti.
Pietro Laner, così misero, così infelice, si sentì vicino, accanto a Nora, ancor più oscuro, più umile; e timidamente, ma con tutto il fervore di quella grande angoscia, la pregò, la supplicò. Era la sua divinit
Don Giacomo soffriva per l'avarizia delle sorelle, ma timido, come tutti i Laner, non aveva trovato mai tanto coraggio da opporsi, da far valere, occorrendo, i propri diritti. Esse non alzavano mai la voce; erano sempre rispettose per l'abito, per il ministero, per la santit
La ragazza, lei, poteva dire tutto il male possibile dello zio Matteo; ma gli altri, Pietro Laner, no. Questi, come per scusarsi, raccontò allora, ma più pacato, contenendosi, anche la scena di quella mattina. Di volo: zaff! e le ultime dieci lire erano sparite. Non aveva più niente; non aveva.... ancora fatto colazione. Va bene, va bene; rispose Nora sempre seccata, sempre imbronciata.
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