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Aggiornato: 24 luglio 2025
Non c'erano che le ventimila lire.... e le zie di Crodarossa. Sopra lo zio Matteo svanivano le speranze. Prodigo con tutti gli altri, era taccagno con Evelina, perchè istigato contro di lei dalla Gioconda: era taccagno col Laner, perchè quel trentino gli era antipatico, perchè aveva ancora il rodimento delle famose ventimila lire, le sue ventimila lire.... cioè quelle del Casalbara.
La risposta si fece attendere; arrivò quando il Laner non l'aspettava gi
Perchè piange così? continuava a domandarle il Laner teneramente, affettuosamente, accarezzandole i capelli, baciandole le mani, e baciando ancora, farneticando dietro a "quell'altra", la giacchettina blù.
Ma per quanto Matteo si sfogasse a dar della bestia al dottor Foresti, per quanto Nora fosse furente contro Evelina per quel suo cacciarsi attorno al Laner, non era men vero che il dottore e la ragazza erano stati la provvidenza, la salvezza del povero giovane.
Evelina alzò ancora gli occhi lucenti in viso al giovanotto, ma fissandolo questa volta con una grande espressione di tenerezza e d'inquietudine, come una mammina che tremi per il figliuolo troppo buono e troppo illuso. Perchè mi guarda così? domandò l'altro vivamente. Io, signor Laner? No, niente. Sono io tanto.... tanto infelice!
In quel momento e con tutto il male che aveva detto dei Gesuiti e del Papa nel suo primo articolo, Pietro Laner non poteva certo umiliarsi a credere nelle "grazie" e nei "miracoli" di Domineddio; ma credeva, e ne aveva paura, in quella stranissima combinazione, che quando non andava in chiesa non gli riusciva niente di bene.
E Pietro Laner sentiva vivo, atroce, quel vigliacco, lo sentiva nel sangue, nel cuore, nella sua coscienza, in ogni ricordo di Nora, in ogni ricordo della sua vita, e lo sentiva sempre più atroce, più rovente. Era vero: era stato un vigliacco! Era un vigliacco! Perchè non aveva avuto il coraggio di lanciarsi contro quella folla, di farsi uccidere? Vigliacco!... Vigliacco!...
Non so cos'è.... I nervi.... è una convulsione.... balbettò il Laner vergognoso della propria debolezza. Aveva un'altra domanda che gli pesava sul cuore.... ma non osava, e intanto ne faceva molte altre che si avvicinavano a quella. E.... il direttore?... So che sta bene. L'altro giorno mi ha scritto. Per le ventimila lire è tutto a posto e lei ci può contare quando vuole.
E le signore Laner, così festeggiate, accarezzate, naturalmente, invece di una settimana, si fermarono a Milano più di un mese.
Anche lei? esclamò Evelina, alzando gli occhi timorosi, che si facevano più grandi, più lucenti, mentre cercavano e fissavano, come per raccomandarsi, gli occhi del giovane. Anche lei, signor Laner? Ho da pagare la pigione e il conto del mese alla padrona. Ho da mangiare e non ho altro che dieci lire! E mostrò un biglietto sudicio, ripiegato, che ricacciò subito nel taschino del gilet.
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