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Aggiornato: 16 giugno 2025
"Questi privilegiati che portano un gran nome "Hanno un certo prestigio che fa rizzar le chiome "Ai più arditi; hanno un fascino che noi, povera gente, "Siam dannati a subire; hanno un piglio insolente "Che agghiaccia!... Superiori a noi li fece Iddio! "Sospeso sul suo petto rimase il braccio mio, "E la mano ribelle non mi volle ubbidire!"
Ella dá lume per lo quale si conosce la tua clemenzia in ogni creatura: ne' giusti e ne' peccatori. Ne l'altezza del cielo riluce la tua misericordia, cioè ne' sancti tuoi. Se io mi vollo a la terra, ella abonda della tua misericordia. Nella tenebre de l'inferno riluce la tua misericordia, non dando tanta pena a' dannati quanta meritano.
«Chi v’ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d’abisso così rotte? o è mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?». Lo duca mio allor mi diè di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fé le gambe e ’l ciglio.
E non lo' parrá, la faccia del Figliuolo mio, terribile né piena d'odio, perché e' sonno finiti in caritá e in dileczione di me e benivolenzia del proximo. Sí che vedi che la mutazione della faccia non sará in lui quando verrá a giudicare con la Maiestá mia, ma in coloro che saranno giudicati da lui. A' dannati aparrá con odio e con giustizia; ne' salvati con amore e misericordia.
Non hai più nulla da fare, nel mondo; vattene via, nella fossa comune, ivi non sono creditori, nè appariscono più i divini e dannati occhi azzurri che furono la causa della tua morte. Lampeggiarono, gli azzurri occhi, a queste ultime parole. Julian Sorel li guardava e ne beveva il veleno di morte, Julian Sorel udiva la chiara e ferale voce e ne sentiva, al cuore, le mortali, le lugubri vibrazioni.
«Dialogus in tres libros divisus, cujus titulus est STRIX, sive de Ludificatione Daemonum: ejusdem ad Leonem X de reformandis moribus Oratio; ejusdem pro asserendis a calumnia libris Dionysii Areopagitae Epistola: ejusdem ad excitandum genus humanum a vitae hujus somno ad futurae vigiliam, Carmen, 1523, in-4. Senza data di luogo e di stampatore: edizione citata nel catalogo della biblioteca del re di Francia, e che è probabilmente la stessa che quella fatta in Bologna, lo stesso anno 1523, da Girolamo de' Benedetti. La prima di queste operette fu l'anno seguente tradotta in lingua italiana dal celebre fra Leandro Alberti, domenicano, e stampata col titolo: Libro detto Strega o delle Illusioni del Demonio. In Bologna per maestro Geronimo de' Benedetti, 1524, in-4. Evvi innanzi una breve Prefazione del traduttore, e poscia la dedica da esso fatta alla molto illustre signora della Mirandola, Madonna Giovanna Caraffa Pica, moglie di Gianfrancesco, nella quale racconta che l'anno innanzi erasi nella Mirandola introdotto un giuoco detto la Donna, che andava a terminare in empie bestemmie, e in insulti fatti alla santa Croce, che gl'inquisitori avean perciò dannati all'estremo supplicio gli autori di questa empiet
Durante il viaggio, carico di ferri, buttato come un cane in fondo alla stiva tra un buio pesto e 'l rombo dell'acque che suscitavano nella sua mente idee d'inferno e di dannati, nelle prigioni poi dello stato, arso dalla febbre, in una specie di buco umido, ebbe più orribile la visione della morte, col terrore dell'ignoto.
Io l'amo come egli m'ama. Ambedue siamo torturati dall'amore, ambedue soffriamo le pene dei dannati per la gelosia che ci rode, ambedue rotoliamo, inebbriati di amore e di dolore, per una china dirupata dove a nulla possiamo rattenerci.
Messer Lapo aveva dunque portato il suo rammarico molto lontano da casa, e non c'era modo di sapere se, udendo della morte di madonna Fiordalisa, egli ce ne avesse aggiunto un altro più grande, o se invece non ne dovesse avere la consolazione dei dannati. La quale, come sapete, consiste nel rendere meno grave il proprio dolore, pensando che altri l'ha eguale o maggiore.
E non sará alcuna creatura che non riceva tremore, e renderá a ogniuno il debito suo. A' dannati miserabili lo' dará tanto tormento l'aspecto suo e tanto terrore che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo; a' giusti dará timore di reverenzia con grande giocunditá. Non che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una cosa con meco, secondo la natura divina.
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