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Spoglia d'orrido lupo intorno il cinge Gemmata l'unghie; ed ha faretra altiera Per mirabili smalti, ove si finge Tra veneniferi angui aurea Megera; sola atroce ella minaccia; Sfinge Spande ivi tosco, e fiamme alta Chimera, E con lor sembra, che latrar si scerna Il can custode de la valle inferna.

Giusto ministro a Dio, quivi governa L'occhio tuo, speglio a' Suoi chiarori immensi; Levando in core mal vapor non viensi Che l'ombra ei non ne segni e non ne scerna. Ma se da te rimorso, idea severa, Dico tremante la fralezza mia A la mortale tua persona vera, Sorridendo mi bacia tanto pia Ch'io veggo in te come in arcana spera Quanto il Signor giusto e clemente sia.

Ma quì sovra elmo luminoso scote Argentee piume, ed in corazza ardente Con lunga asta serrata aspro percote, E tiene a freno d'Ottoman la gente: O per gran nobiltate anime note, E per virtù, ciascun si volga in mente L'antico onor, sospireremlo invano Se ne l'armi oggidì langue la mano: LXIII parla, e va ne la battaglia dura, Perchè del suo valor prova si scerna.

L'altissimo Signor, che 'n ciel governa, Tal volta abbassa la mortal possanza Acciocchè l'uom ne la bontate eterna Impari di ripor la sua speranza; Quanto appartiensi a noi, perchè si scerna Nostro valor, che più d'oprar n'avanza? Se di battaglia nostre man fur vaghe, Il narreran le sostenute piaghe.

«Se fosse tutto pieno il mio dimando», rispuos’ io lui, «voi non sareste ancora de l’umana natura posto in bando; ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’ io l’abbia in grado, mentr’ io vivo convien che ne la mia lingua si scerna.

m'insegnavate come l'uom s'etterna: e quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo convien che ne la mia lingua si scerna. Cio` che narrate di mio corso scrivo, e serbolo a chiosar con altro testo a donna che sapra`, s'a lei arrivo. Tanto vogl'io che vi sia manifesto, pur che mia coscienza non mi garra, che a la Fortuna, come vuol, son presto.

«Se fosse tutto pieno il mio dimando», rispuos’ io lui, «voi non sareste ancora de l’umana natura posto in bando; ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’ io l’abbia in grado, mentr’ io vivo convien che ne la mia lingua si scerna.

m'insegnavate come l'uom s'etterna: e quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo convien che ne la mia lingua si scerna. Cio` che narrate di mio corso scrivo, e serbolo a chiosar con altro testo a donna che sapra`, s'a lei arrivo. Tanto vogl'io che vi sia manifesto, pur che mia coscienza non mi garra, che a la Fortuna, come vuol, son presto.

Se 'l fatal corso mio me astringe & vole Ch'io te sol ami, e ogn'altra cosa experna Non posso più, so ben che fisso il sole Mirar non posso, sia mai che il scerna Ma qual dea che con sguardi, e con parole far mia vita breve & far eterna Se non voi trami fuor dov'io tutto ardo Tiemmi almen vivo con un dolce sguardo

Rei pensieri e mal opre dannando, Sieno i carmi a speranza temprati: Sii pietoso anco a' petti ingannati: Col furor non si suscita il ver. Da più secoli squarciano Italia Parti luttanti; Fa ch'io retto impostori e magnanimi Scerna fra lor. Del Vangel l'amantissimo spirto Luce sia a tua ragione, a' tuoi canti: Spirar dèi l'amor patrio de' Santi, Ch'è bont