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udimmo dire: <<O tu a cu' io drizzo la voce e che parlavi mo lombardo, dicendo "Istra ten va, piu` non t'adizzo", perch'io sia giunto forse alquanto tardo, non t'incresca restare a parlar meco; vedi che non incresce a me, e ardo! Se tu pur mo in questo mondo cieco caduto se' di quella dolce terra latina ond'io mia colpa tutta reco,

Suor Maria Crocifissa Sabellico improvvisa per lui canzonette di amore. Verseggia Suor Maria Rosa Giannini: O bello Dio d'amore, sta co me ogn'ora. Brucia questo core Del tuo divino amore O caro mio Gesù.... Del tuo amore io ardo e moro, Torna, torna o mio tesoro. Io son tua e tu sei mio...

Son avampato di sorte che non fu mai fiamma, combattuta da venti, cosí ardente come questa alma. Ardo nel fuoco ch'io medesimo m'ho fatto, e come fenice mi rinuovo nella mia fiamma. Or conosco che di tutti gli umani desideri solo l'amoroso è insaziabile. Onde, avendo gustato cosí dolcissima donna, mi par impossibile il poter vivere senza lei.... NEPITA. Dunque l'hai gustata, eh?

MARTEBELLONIO. Cala qua giú e pigliati cinquanta scudi. LECCARDO. Sali qua tu e pigliatene cento. MARTEBELLONIO. Cala qua giú, traditore, e pigliati mille scudi. LECCARDO. Sali qua tu, forfante, e pigliatene dumila. MARTEBELLONIO. O Dio, che tutto mi rodo per aver in man quel traditore! LECCARDO. O Dio, che tutto ardo per non poter castigar un matto!

Se sostenga AMEDEO forza divina, O nol sostenga, oggi a pensar non vegno; Ma poi, ch'al pescador Rodi s'inchina, Ardo ver lei d'aspro immortal disdegno; E s'orrenda tentarsi alta ruina, Scuoter de l'onde, e de la terra il regno, Al fin s'è forza traboccarsi al fondo Per lei domar, traboccherovvi il mondo.

Dover infinocchiare che jeri sera siamo stati alla commedia! Non è la prima volta che spacciamo una tale fandonia. Anche domani faremo lo stesso. Questo poi no! Io pretendo che stassera si vada veramente al teatro, oppure che si rimanga in casa. Leonardo! amico mio! Che vorresti tu dire? Io ardo di trovarmi con Marietta la bruna crestaja. Sono otto giorni che non la vedo.

Piedi, man, occhi, bocca, orecchi, e il core Insieme a lite van, nanti a Cupido Ciascun gridando, signor iusto e fido Priego hor dopri iustitia, se ami honore I piè, dicon tornar vogliam signore Le man, che 'l guerrizar fusse finido Gli occhi, non pianger più, cusì gran grido Fan questi ad un, narrando il lor dolore La bocca, poi non vo' più riso o canto Le orecchi, udir non posso chi me offende E il cor dice tutto ardo sanza pianto Amor, che pur tal volta il vero intende Vedendo il cor più degno, dagli il vanto E tutti gli altri, via scaccia, e riprende

Io non so piú che sia di me medesimo: darei pugna, frugoni e calci al vento. Se sia del paganesmo o cristianesimo colui, nol so; vederlo vorrei spento: io ardo, io scoppio; è matta mia sorella; non ho piú capo, non ho piú cervella. Detto cosí, sbuffando come un toro, volse le spalle e si trasse da un canto. Marfisa seguitava il suo lavoro, e porse un memoriale a Dodon santo.

"Ardo di desiderio, proseguì ella, di recarmi ad esaminare il Lario da vicino: tante persone mi parlarono di esso facendomene tutte belle e pompose descrizioni, che quasi mi vergogno d'essere la sola fra le mie conoscenti che lo abbia ancora a vedere".

Questa fu la cagion che diede inizio loro a parlar di me; e cominciarsi a dir: «Colui non par corpo fittizio»; poi verso me, quanto potëan farsi, certi si fero, sempre con riguardo di non uscir dove non fosser arsi. «O tu che vai, non per esser più tardo, ma forse reverente, a li altri dopo, rispondi a me che ’n sete e ’n foco ardo.