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Le sente del poeta il mesto cuore, Che ripieno di spiriti e leggende Evoca i tempi e fa riscoccar l'ore De' giorni morti, mentre il corso scende Nella barca che porta il suo dolore. Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando, Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Proceder forte oprando Questo ti salvi se di più non hai.

Anna stava in piedi, presso la sua sedia, atteggiata in modo così vivo ch'io subito indovinai ch'ella era allora allora balzata in piedi udendo le cornamuse della sua montagna, il preludio della pastorale antica. Dorme? domandai. Ella m'accennò di col capo. I suoni continuavano, velati dalla distanza, dolci come in un sogno, un po' rochi, lunghi, lenti.

Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando, Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Precipitar amando È legge antica che non cangia mai. Fatta più saggia l'anima si stende In più docile corso. Ama la riva Dei campi ove più densa erra e discende L'ombra dei salci e la canzon giuliva: E lieta dona quel che lieta prende.

E lento mi abbandono sul guanciale, Tornando ai sogni in cui tu piangi ancora. Qual forza ne trascina entro il fatale Corso del tempo e mai senza dimora Uomini e fiumi in un destin uguale? Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Che vai tu domandando? Segui tua forza che non resta mai.

Anni, fra i salti e gli urli de’ buffoni, Fra i lazzi osceni e i rôchi Accenti de le bacchiche canzoni, Nuda s’offerse ai giochi Perigliosi, a le danze agili, ai voli: È bella, è ancor bambina Quasi, e par che ne l’aria ella s’involi, Soffio e luce divina!... .... O bimba, o vecchia bimba, a cui fu muta L’infanzia di dolcezza; O vecchia bimba al pubblico venduta, Che la feroce ebbrezza

Ch'io vegga, ove la querula Rana la morte insulta, Uscir dai rovi indomiti Della maremma inculta Al tocco della giovane Tua man gli aranci in fiore... Oh chi mi vieta un agile Sogno, un sospir d'amore? Voi no, nell'armi attoniti Irruginiti eroi, Voi no, rochi di fatue Ciancie... Chi parla a voi? Ai baldi, ai forti, ai vergini Cuori distende il canto Oggi il poeta e mormora Un requie al camposanto.

E se ancora a diporto la fata Vigorina è pe' sentieri? ella chiese, chè udiva non lungi mormorii rochi e leggeri d'acque, correnti giù per la nativa ombra, e vedeva crescere i misteri entro i seni de 'l valico ritorto. Onde spronammo, innanzi trapassando. Era la fonte in una lene altura coronata d'opachi elci e di mirti. Rompevano li spirti de la fonte tra' sassi palpitando.

Mi pigia, mi nasconde, m’imprigiona; Sento i rôchi respiri, Il lungo pianto che nel buio suona, Le bestemmie, i sospiri. «Noi veniam dalle case senza fuoco, Dai letti senza pace, Ove il corpo domato a poco a poco Piega, s’arrende, giace. Veniam dagli angiporti e dalle tane, Veniam dai nascondigli, E gettiam su la terra un’ombra immane Di lutto e di perigli.