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Allor surse a la vista scoperchiata un’ombra, lungo questa, infino al mento: credo che s’era in ginocchie levata. Dintorno mi guardò, come talento avesse di veder s’altri era meco; e poi che ’l sospecciar fu tutto spento, piangendo disse: «Se per questo cieco carcere vai per altezza d’ingegno, mio figlio ov’ è? e perché non è teco?».

Ella si svincola selvaggiamente. Mortella. M’avete quasi slogato i polsi. Siete vile. Ma non credete ch’io mi svenga. Siete perduto. Non potrete più riprendere la maschera del tentatore sapiente. Avete omai la faccia dell’altro, sino all’ora della morte: la faccia dell’assassino. Gherardo Ismera. Ma, o insensata, dov’è per voi la prova, la larva d’una prova? Un’ombra d’indizio almeno! Mortella.

Sentiva il rimorso d’aver dormito un po’ troppo, di non aver cercato prima, sentiva di aver avuto torto; forse nuove disgrazie lo aspettavano dopo tutte le altre, forse la misura non era ancora colma!... Girovagando inquieto con questi pensieri, e con molti altri, vide dapprima un’ombra scura sopra un banco ai piedi d’un albero, si avvicinò rapidamente, e non tardò ad avvedersi che era proprio lei; ma chiamata per nome non rispose, e non si muovea.

Allor surse a la vista scoperchiata un’ombra, lungo questa, infino al mento: credo che s’era in ginocchie levata. Dintorno mi guardò, come talento avesse di veder s’altri era meco; e poi che ’l sospecciar fu tutto spento, piangendo disse: «Se per questo cieco carcere vai per altezza d’ingegno, mio figlio ov’ è? e perché non è teco?».

Angioli del domestico lare, celatevi il volto! Il verone è superato; un’ombra nera scende dalla balaustrata; l’aspettato è giunto. Fu scritto che un gran dolore è muto; e un grande amore io credo sia muto del pari. Il giovine innamorato cadde alle ginocchia di lei, e rimase a lungo in quella postura, estatico a contemplarla.

ci apparve un’ombra, e dietro a noi venìa, dal piè guardando la turba che giace; ci addemmo di lei, parlò pria, dicendo: «O frati miei, Dio vi dea pace». Noi ci volgemmo sùbiti, e Virgilio rendéli ’l cenno ch’a ciò si conface. Poi cominciò: «Nel beato concilio ti ponga in pace la verace corte che me rilega ne l’etterno essilio».

Sediamo, tacendo, sul queto balcone che guarda il giardino: io cucio, e tu fingi di leggere: ti gioca la bimba vicino. Rintoccan da lungi le piane campane de l’Ave Maria. Un’ombra ci scende su l’anima, non sai, non sappiamo che sia;

Poco più oltre il centauro s’affisse sovr’ una gente che ’nfino a la gola parea che di quel bulicame uscisse. Mostrocci un’ombra da l’un canto sola, dicendo: «Colui fesse in grembo a Dio lo cor che ’n su Tamisi ancor si cola». Poi vidi gente che di fuor del rio tenean la testa e ancor tutto ’l casso; e di costoro assai riconobb’ io.

Poco più oltre il centauro s’affisse sovr’ una gente che ’nfino a la gola parea che di quel bulicame uscisse. Mostrocci un’ombra da l’un canto sola, dicendo: «Colui fesse in grembo a Dio lo cor che ’n su Tamisi ancor si cola». Poi vidi gente che di fuor del rio tenean la testa e ancor tutto ’l casso; e di costoro assai riconobb’ io.

ci apparve un’ombra, e dietro a noi venìa, dal piè guardando la turba che giace; ci addemmo di lei, parlò pria, dicendo: «O frati miei, Dio vi dea pace». Noi ci volgemmo sùbiti, e Virgilio rendéli ’l cenno ch’a ciò si conface. Poi cominciò: «Nel beato concilio ti ponga in pace la verace corte che me rilega ne l’etterno essilio».