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È nella primavera che lo spirito, il talento, il genio che giaceva annichilito, senza forza e senza slancio, è in questa stagione, dico, che hanno preso il volo, che hanno stese le loro ali gigantesche e che volano nei campi ridenti dell'immaginazione. Vivano i fiori e la bella natura!

Coll'ingegno che natura gli ha dato, egli aveva saputo dimostrare alla polizia centrale di Venezia che a Padova si congiurava contro l'ordine costituito e che un branco di giovinastri mazziniani nelle conventicole del Trovatore inneggiavano all'Italia sotto l'allegorico nome di Nina, Che talento! Non poteva vendicarsi con più spirito. E come finì?

La sentenza dei commissari, come che per tutte le considerazioni con lui fosse giusta, al principe Gisulfo non talentò. E' si riputava non solamente dei suoi dritti defraudato, ma insultato nell'onore, col dare importanza a ferita per stessa di niuno momento, e che in certo modo gli ottenebrava la pienezza della vittoria sopra l'arcivescovo. Inoltre, egli definiva la prodigiosa forza di Baccelardo meglio come bravo requisito di pugillatore, che come valentia di cavaliere. Di più, un sospetto lo tribolava per allontanar costui dal combattimento. Vale a dire, che essendo Baccelardo normanno, avrebbe e' forse potuto non dimenticarlo intieramente, quella gente vivendo sollecitissima della sua nazione, ed accordatosi innanzi di qualche verso con Roberto, lasciarsi vincere allora, salvo poi a riscattarsi l'onore della vittoria alcuni dopo. Infine Gisulfo considerava che la sarebbe stata un'onta alla nazione longobarda il non aver saputo mettere in piede un guerriero ad osteggiare un normanno. E queste ed altre moltissime riflessioni, tra generose e villane, andava facendo Gisulfo nel corso della giornata, e pensava come distruggere la fatale sentenza, la quale, a vero dire, non era stata proprio equa, avendo dimenticato affatto Astolfo, che forse meglio di ogni altro si era condotto, e dichiarato Gisulfo il più vigoroso tra i candidati. Ma, sia come vuolsi, avevano giudicato così, e non potevasi da quello recedere, come da tutti i giudizi che hanno spesso più inviolabilit

Prima vuol ben, ma non lascia il talento che divina giustizia, contra voglia, come fu al peccar, pone al tormento. E io, che son giaciuto a questa doglia cinquecent’ anni e più, pur mo sentii libera volont

Ci si mise intorno a tutt'uomo, impiegò in questo lavoro tutti i colori che gli rimanevano ancora e tutto il suo talento; fece due faccie storte che lucicchiavano meravigliosamente collo splendore della loro fresca vernice.

È nato senza talento, ma con molta furberia, e questa gli ha insegnato per tempo a nascondere ciò che gli manca. Egli tace molto e volentieri, e tanto più, quando si parla di cose alte, di questioni gravi, nelle quali appunto l'ingegno vero scatta e scintilla.

Acuto rimpianto e acuto rimorso! Essa, forse, nel furore contro stessa, esagerava, dipingendosi come l'anima femminile più turpe comparsa nella gran falange muliebre; ma non era men vero che la esistenza di Giovanni Serra era stata infranta da quella passione infelice, tanto che egli non aveva raggiunto, come il suo cuore e il suo talento meritavano, la gloria, la felicit

Ella rifiuta, perchè non ne fiuta: disse questi grattandosi il naso lungo e sottile e ridendo grossamente. Oh, oh! il bisticcio non è cattivo. Lo dirò al suo amico il signor Selva, che passa per uomo di talento, perchè fa dei versi e scrive delle sciocchezze su pei giornali. Che cosa è che la mi vuol dire, signor Agapito? ridomandò Vanardi impaziente. Ecco qui.

Proprio alla muda vi avevano condannato? domanda Gregorio. Alla muda proprio, risponde Baccelardo, quasi io mi fossi un malfattore. Però non ebbi poscia a dolermene. Perocchè avvenne che a messer Ulrico di Cosheim, invaghito della bellezza del destriero, prendesse talento cavalcarlo. Glielo apprestarono.

Ivi il popolo la crede vera; e da questa opinione acquistandosi fede il poeta, ha potuto a suo talento far piangere e tremar di terrore i suoi lettori. I costumi, ch'egli ha dipinti, sono o costumi de' suoi tempi, o costumi moderni e notissimi al popolo: quindi sempre maggiore l'interesse, e sempre piú aumentata la fede. Ma noi, lettori italiani, non abbiamo come i tedeschi quella tradizione.