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Uno sguardo al cadavere ai suoi piedi. Un grande scatto di odio, contro i cristiani. Sono essi la causa della sua sventura. Ogni male viene dai cristiani. Un grande rimpianto. Muore il più grande cantante di ogni tempo. Vibra il pugnale e se lo caccia nel petto. L'acciaio freddo, freddo, entra lentamente nelle sue carni.... sente brividi di morte... Primo intermezzo

Oppure, adesso che era tutto finito, che aveva raggiunta la sua mira, che il sogno si era avverato, adesso che l'ambizione era soddisfatta, sentiva forse, per la prima volta, che non era soddisfatto il suo cuore? Era il rimpianto occulto, profondo, per la grande rinunzia dell'amore?... Era il rimorso?... Matteo continuava ad osservarla. Sei un po' nervosa?... Sei nervosa; si capisce.

Ben presto giunsero ambasciatori straordinari da' nuovi Governi de' tre Reami finitimi. In Antibo, non essendovi eredi al trono, s'era costituito un Triumvirato militare; due generali di esercito ed un ammiraglio avevano ridotto nelle loro mani la cosa pubblica, s'erano costituiti in Governo provvisorio e convocato una Costituente eletta con le urne custodite dai pretoriani. In Exibo era succeduto a Don Melchiorre un cugino in quarto grado, uomo giusto ed integro, sano di corpo e di mente. In Introibo l'erede presuntivo era stato ucciso a furor di popolo, tutti i principi erano fuggiti e s'era proclamata una Repubblica posticcia. Cotesti ambasciatori non venivano per dichiarar guerra, per chieder soddisfazioni tanto inaccettabili che il richiederle equivalesse ad una dichiarazione di guerra. Anzi, ognun d'essi aveva istruzioni secrete conciliativissime. Nessuno dei tre nuovi Governi pretendeva che il Reame di Scaricabarili fosse responsabile delle gesta del capitano Sennacheribbo; tutti deploravano e qualificavano severamente il tentato ratto della Rosmunda, e domandavan solo una riparazione d'onore alle rispettive bandiere ed il castigo del capitano. Secretamente il Triumvirato Antiboino ed il governo provvisorio Introiboino significavano d'esser disposti anche a transigere su questi due punti, pur che venissero riconosciuti dal Governo di Re Zuccone: ed il nuovo despota d'Exibo aveva incaricato specialmente il suo messo di un autografo di scusa e di rimpianto particolare per l'accaduto, da rimettersi all'Infanta. Il vero è che nessuno de' tre afforcati era rimpianto; che ne' loro paesi ognuno diceva: Ci abbiamo gusto! Grazie sien rese al capitan Sennacheribbo. Sarebbe difficilissimo di muover guerra al Re di Scaricabarili, quando l'opinione pubblica di Antibo, Exibo, ed Introibo v'era assolutamente, recisamente contraria. Inoltre e gli erarii e gli eserciti di quegli Stati erano disorganizzati per modo dallo sgoverno e dalle dilapidazioni e dalla inettezza di Guasparre, Melchiorre e Baldassarre, che la guerra non avrebbe potuta esser mossa con alcuna probabilit

Vi era un rimpianto così disperato in queste sue parole che De Nittis non cercò nemmeno di consolarlo. Uhm! riprese il dottore, come strapazzandosi per quell'inutile sfogo e cercando di mutare discorso. Hai divertito la piccina a Roma? Raccontami un po': senza Bice non so come noi avremmo da molti anni passato le nostre sere. Sta bene, eh? Quando torna? Non lo so. Come non lo sai?

Ma, oramai, era inutile il rimpianto, e la Nena, che aveva un debole per quel bel ragazzo e che in lui, anche adesso che il Frascolini aveva un occhio solo, vedeva sempre l'eroe dei Due Sergenti, da quella domenica in poi fu roba sua, tutta sua, anima e corpo.

E mentre qui tarda giustizia ormai Al tuo nome si rende sull'avello Che incoronato di pòstumi rai Risorge bello, E mentre qui trovano alfine il porto, Il rimpianto e la lode i tuoi poemi, E rivivono i primi con li estremi, Or che sei morto Tu forse gi

Dacchè aveva conosciuto Vincenzo, il rimpianto per la vecchia rugine di famiglia che lo avviliva in faccia al cugino, era diventato un tormento pel suo cuore. Oh, se avesse potuto riparare quel passato! Vedersi stendere la mano da quei parenti! Entrare in quella casa! Se avesse potuto diventare l'amico di Vincenzo!

Era vano, era vano il rimpianto. "Troppo tardi." A che pensi? mi chiese Giuliana che forse fino allora, durante il mio silenzio, non d'altro aveva sofferto che della mia tristezza. Io non le nascosi il mio pensiero. Ella disse, con una voce che le usciva dall'intimo petto fioca ma più penetrante d'un grido: Ah, io avevo i cieli per te nella mia anima!

Il vento crepuscolare sollevava nugolette di sabbia; sulla spiaggia deserta non appariva alcuno: pure la grande voce del mare, la eterna e sempre vecchia e sempre nuova voce del mare, riempiva quel deserto. Sul cielo, che si arrossava, spiccavano nettamente i profili aspri e severi di uno scoglio a picco che bagnava la sua radice nel mare: uno scoglio nero e pensoso. Quest'ultimo giorno di autunno, un giorno che aveva racchiuse e compendiate in le magnificenze della primavera e dell'estate, terminava lentamente, con una maestosa ricchezza di colori; non vi era in quel tramonto un sol rimpianto, una sola malinconia, nalla di riposto o di arcano. Era una pompa libera, aperta, quasi oltraggiosa; un lusso senza scrupoli, che sarebbe passato in un solo istante nell'ombra, senza esitare. Sulla sterminata vastit

La battaglia, ch'ella lo aveva aiutato a vincere sopra stesso, ricominciava. Poich'egli conosceva il suo fallo, che ragione aveva di rispettarla? Anche in lui era il vano, angoscioso rimpianto di ciò che non poteva tornare.