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A queste parole il Frascolini perdette il lume degli occhi, non sentì più ritegno e gettò in faccia alla signorina tutte le contumelie le più atroci che gli corsero alle labbra. Era così forte, così furibonda quella collera, che Lalla impallidì tremando, non per lo sdegno, per la collera, ma più che altro per la paura.

Ma disse al marito che le altre sere sarebbe andata a Santo Fiore in carrozza e che lui l'avrebbe dovuta accompagnare. Giorgio ne fu ben contento, quantunque in pericolo, in tutto ciò, non vedesse altro che le spalle del Frascolini.

In quanto al Frascolini, egli non ci badava, nemmeno per riderne! Si sentiva salito troppo in alto per occuparsi delle signore di Santo Fiore! La duchessina, lo stesso primo giorno ch'era arrivata in villa, lo vide subito, fermo sulla piazza della Stazione; ma, sul momento, non lo aveva nemmeno riconosciuto.

La Nena, senza un sospetto al mondo, si prestava di buon animo alla gherminella, e cominciava anzi a sperare che il filodrammatico avesse del tenero per lei: cosa che le dava una grande smania, e le metteva il diavolo addosso, perchè quel giovanotto le era sempre piaciuto, e piaciuto assai. L'ultima lettera del Frascolini era capitata col timbro di Venezia.

In quanto al signor Niso... Il signor Niso lo salutava sempre, ma poi se ne scusava, sospirando, colla moglie, che non voleva vergogna! e lo strapazzava per quella sua debolezza. Invece don Vincenzo soffriva una gran paura del Frascolini, e quando usciva dalla canonica, faceva sbirciare dal nonzolo se lo scorgeva sulla piazza, e se c'era, sgattaiolava dalla porticina di dietro.

Sua?... Da quando in qua, signor Frascolini?... Sandro si sentì pungere sul vivo e: Meno arie, signora duchessina le rispose un po' sogghignando. Ho buona memoria io, e sono qui apposta per provarlo a lei e a tutti.

Il Della Valle lo salutò appena, con un cenno del capo, e senza farlo sedere, tenendolo in piedi vicino all'uscio, domandò che cosa il cavalier Frascolini desiderava da sua moglie.

Alla vigilia della gran seduta, la Giunta e i suoi aderenti si abboccarono un'ultima volta col Frascolini, in casa d'Eleda. Fu convenuto, dopo una discussione molto vivace, di pubblicare l'indomani stesso sull'Omnibus un ultimo articolo cannonata.

Sandro Frascolini entrò dal duca d'Eleda, serio, impettito, colla tuba e col vestito nero: il duca, gli corse incontro, scusandosi graziosamente di averlo incomodato; gli prese la mano che strinse cordialmente, con effusione, fra le sue, e lo fece sedere sul canapè.

La notizia delle nozze illustri era ormai giunta fino a Venezia, e capitata proprio all'orecchio di Frascolini quando il famoso cugino aveva appena alzato il tacco in cerca d'altri lidi, lasciando ai creditori la cassa vuota e la bottega chiusa. Sandro non voleva dar quella nuova alla sua Lalla, altrettanto divina quanto crudele; e ormai apertamente in rotta col babbo, non sapeva più a qual santo votarsi per far fortuna. Colla sua voce avrebbe potuto tentare il teatro, e quell'idea lo seduceva assai, ma una volta tenore bisognava rassegnarsi a perdere Lalla per sempre, e il nostro giovanotto era più che mai innamorato, quantunque si sforzasse per credere di non esserlo più. Anzi, senza saperlo, difendeva Lalla in cuor suo; e quando egli riusciva a trovare una buona scusa per la signorina si sentiva meno infelice. Col pensiero era sempre l