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62 Oh troppo cara, oh troppo eccelsa preda per barbare genti e villane! Oh Fortuna crudel, chi fia ch'il creda, che tanta forza hai ne le cose umane, che per cibo d'un mostro tu conceda la gran belt

Cosí Rinaldo un util grande avea e s'aiutava i vizi a mantenere; ma il troppo vino, ch'ogni bevea, l'inebbriava, ed era un dispiacere; perché Clarice sua talor volea fargli l'ammonizion ch'era dovere, ed egli bestemmiava come un cane e le dicea parole assai villane. E minacciava un divorzio di fare, poi la mandava alla rocca ed all'ago.

Le altre risero forte. Vincenzo si fece rosso, i suoi occhi lampeggiarono di sdegno; mosse un passo innanzi come se volesse attaccar briga; ma subito si frenò, e mormorò con rabbia: Sciocche! Villane! Vicenzino, che aveva abbassato gli occhi per pudore, fu meravigliato di quel risentimento, e disse: Via, non t'ha detto nulla di male, infine..... Sono villane, ripetè Vincenzo con denti stretti.

Era di poco valicata la mezzanotte; da una taverna uscirono alcuni uomini e squadrarono quella coppia frettolosa, non comprendendo di quali femmine si trattasse; e poichè l'uno diceva con parole villane la sua ammirazione per la ragazza, un altro lo ammonì sarcasticamente: Lascia andare, figliuolo. , occorrono biglietti da mille! Loredana vibrò da capo a piedi; mormorò a Clarice: Ho paura.

Ma continuando ad ubbriacarsi non seppe trovare altro pretesto che quello che il buon vino gli piaceva, e che non vedeva la ragione di privarsene. Divenne una brutta abitudine. Beveva anche all’osteria, e rientrava in casa barcollando, colla bocca storta dalla quale uscivano delle parolaccie villane, delle espressioni tronche minacciose.

Ed io con tante villane e discortesi parole e al fin con fiere pugnalate ho voluto pagarti di tanto amore! Al fin non riuscendoti meco alcun disegno, volevi morire e morir per le mie mani.

Presso gl'italiani trovarono applauso sempre coloro degli stranieri che piú erano stati larghi d'encomi alle nostre lettere; e contumelie villane, anziché pacate confutazioni, coloro che in qualche maniera parvero mostrarsi meno scialacquatori d'incenso.

La serva sua t'ha parlato? LIDIO femina. Or ora. RUFFO. E che le rispondesti? LIDIO femina. Me la levai dinanzi con villane parole. RUFFO. Non fu fuor di proposito. Ma, se piú ti parla, mostratele piú piacevole, se alla cosa attender vorremo. LIDIO femina. Cosí si fará. FANNIO. Dimmi, Ruffo: quando aría Lidio ad esser con lei? RUFFO. Quanto piú presto, meglio. FANNIO. A che ora? RUFFO. Di giorno.

Gli spettatori maligni ridevano, la gente dabbene fremeva. E la maggior parte del popolo, confondendo le lettere co' letterati, chiamava «infami» quelle, perché sovente vedeva infami questi. La sapienza non ci guadagnava mai nulla, l'arte critica non progrediva d'un passo, perché la sapienza e la critica nulla hanno di comune colle villane animositá individuali.

Non hanno elleno forse nelle vene sangue che bolle quanto quello delle contessine? Ho udito raccontare ch'Ella, madama, si scusa del non pensare a ripetere que' festini, col dire che non vuole che siano ripetute anche le insipide e villane satire dell'anno scorso. Ho udito raccontare lo stesso di molte altre madri, che amano quanto piú si può le proprie figliuole.