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Coll'ingegno che natura gli ha dato, egli aveva saputo dimostrare alla polizia centrale di Venezia che a Padova si congiurava contro l'ordine costituito e che un branco di giovinastri mazziniani nelle conventicole del Trovatore inneggiavano all'Italia sotto l'allegorico nome di Nina, Che talento! Non poteva vendicarsi con più spirito. E come finì?

La sera in Casino si faceva crocchio attorno a lui; egli raccontava le sue avventure, con parole molto libere, tra le grasse risate, e gli sguardi accesi di voglia di quei più o meno barbuti signori, tra gli ammicchi e' sogghigni dei giovinastri, de' quali qualcuno s'alzava rosso come un gambero, e spariva per tutta la sera.

Carlinetto gli tolse la roba dalle mani e lo spinse verso il fuoco in mezzo agli altri due, che non cessavano di tormentarlo. Ma in quel momento entrò l'Erminia e i tre vecchi giovinastri si schierarono in fila come i soldati. Carlinetto cominciò le presentazioni.

Ai tempi in cui scriviamo si eseguiva una dimostrazione colla stessa disinvoltura d'una passeggiata o d'una festa da ballo. Si diceva: «andiamo a fare una dimostrazione» e mezza dozzina di giovinastri, accompagnati spesso da un don Gaudenzio (poichè il 48 fu la vera Et

Vecchi giovinastri! brontolò il portinaio, quando tornò sotto le coltri accanto alla sua vecchia cuffia. Il giorno di Natale don Procolo e il Cavaliere, incontratisi sull'angolo di via Porlezza, si avviarono insieme verso la casa di Carlinetto, che dava sul fianco del teatro Dal Verme colla vista delle piante e della nebbia di piazza Castello.

Oggi per la circostanza si è messa indosso tutti i gioielli di sposa, la catena d'oro e i pizzi freschi alle maniche e al collo. I tre invitati, in fila come i soldati, fecero una bella riverenza, presero la bella manina fresca, balbettarono qualche complimento col modo confuso e goffo che usano sempre i giovinastri, quando sono sotto la suggezione di una donna di garbo.

Un bovaro, di pelo rosso, sonnecchiava in un angolo, tenendo ancora fra i denti la pipa spenta. Due giovinastri, scarni e biechi, giocavano a carte, fissandosi nelli intervalli con uno sguardo pieno d’ardore bestiale. E l’ostessa, una femmina pingue, teneva fra le braccia un bambino, cullandolo pesantemente.

Erano giovinastri appena usciti dalle riforme e da' licei novelli, che a' sensati sembravano storditi nelle lor controversie e parallelli. Strillavano argomenti non piú uditi, con un vero martirio a' lor cervelli, impuntigliati a riedificare il modo di pensare e giudicare.

Gli scrittoracci pieni di lussuria co' lor riflessi aiutano il mal uso, perché godon veder le donne in furia; e i giovinastri lor dicon sul muso ch'è sciocco pregiudizio il far penuria. Ma il mondo in pieno a chi non ha cervello, credi, Marfisa, dietro fa un libello.

Ella fermava i passanti sconosciuti, talvolta, per raccontare la storia e per arzigogolare su la discolpa. I giovinastri la chiamavano e per un soldo le facevano fare tre, quattro volte la narrazione; sollevavano difficolt