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È nella primavera che lo spirito, il talento, il genio che giaceva annichilito, senza forza e senza slancio, è in questa stagione, dico, che hanno preso il volo, che hanno stese le loro ali gigantesche e che volano nei campi ridenti dell'immaginazione. Vivano i fiori e la bella natura!

Una croce pendente indicava il posto ove riposavano le spoglie di Bista, l'affittaiuolo che era morto solo invocando i figli sparsi per il mondo. sotto un rosaio incolto, bianco di fiori, giaceva Carolina del fornaio, sua compagna d'infanzia, che il mare aveva buttata a riva annegata, dopo una tempesta.

Rogiero comprese l'atto, si alzò in piedi, e calpestando il tristo che giaceva: «Vivigridava «vivi a più atroci misfatti, a morte più infameSenza porre tempo tra mezzo si ripose il pugnale nella cintura, prese le chiavi, e passando il suo nel braccio di Yole, aggiungeva: «Vieni, bella infelice, che l'innocente può solo trovare salute nella fuga

I due amici erano usciti dalla camera, avviandosi giù per la scaletta nel tinello. Badi che c'è un chiodo accanto all'uscio disse Toniolo gentilmente l'avverto per l'abito. Sul tavolino, nel tinello, giaceva ancora il ritratto della sposa.

La povera biondina, ancora svenuta, giaceva pallida nelle braccia di Marco che posandole una mano sul cuore e non sentendolo battere che pochi e deboli palpiti, incominciava sul serio a temere. Infatti lo spavento provato dalla misera fu tale che per poco non l'uccise. Ella comprese il triste significato di quel ratto, e ne fremette inorridita.

La mesta fanciulla giaceva assorta da moltitudine di pensieri, i quali tutti mettevano capo ad affannose conchiusioni; ond'ella infastidita, e sazia di giorni, non rifiniva di raccomandarsi a Dio, che per piet

Pur si contenne, e additò in silenzio il corpicino di Bebè steso fra loro. È giusto assentì Varedo. Non ora, non qui... Più tardi. Stettero ancora qualche minuto uno di fronte all'altro, divisi dal letticciuolo ove giaceva la creaturina innocente che, viva, li aveva disgiunti, che, morta non valeva a riunirli.

Va, va, sarai più felice, morto, gli disse ancora, Gwendaline. Dammi un bacio, chiese egli, umilmente, inginocchiandosi innanzi al divano dove ella giaceva sdraiata, per non darle il fastidio di levarsi. Ella si voltò leggiermente, all'uomo inginocchiato: gli prese la testa fra le mani sottili e ingemmate e gli posò le belle e fresche labbra, sulla fronte.

La misera donna si giaceva disanimata, bianca come un sudario, gli occhi chiusi attorniati da un livido cerchio, uno de' smagriti e deboli bracci sotto il capo abbandonato: nel suo deliquio doloroso, nell'eccesso del suo male pur bella tuttavia.

Egli giaceva supino, e nelle pupille che vagavano incerte, veniva spegnendosi la vita. Sei ferito?... Cos'hai?... ella domandò, chinandosi su di lui. Egli non diè segno d'aver inteso; le sue pupille s'offuscavano sempre più.