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I due giovani lo scorsero e trasalirono. Voi, gridò Erminia, e cedendo ad un primo impeto di timore e di vergogna, fuggì attraverso le piante. Chi siete o signore, tuonò Gervaso fulminando Flavio con uno sguardo, che cosa fate in questo luogo, rispondete. Flavio rimase in piedi muto, annichilito, tremante.

Ma a grado a grado uno straordinario languore m'aveva invaso. Non mi restava che salire nella mia camera, e abbandonarmi sul letto, annichilito dal pensiero di quelle otto ore di attesa. E montai, e m'abbandonai. Ma quella positura m'era insopportabile. Mi fu forza levarmi; e aprire, spalancar la finestra, e mettermi a passeggiar su e giù per la stanza. Un supplizio.

Spiegò il suo progetto che fu approvato dal conte. Erano tornati in apparenza calmi e quando si separarono si strinsero da buoni amici, la mano. Ma il conte rimasto solo, cadde annichilito sul divano e celando il volto in un guanciale di seta, in un parossismo d'ira impotente, pianse come un fanciullo. Il Genio del male.

Annichilito da quella notizia, coperto di un sudore cadaverico, io mi affrettai ad esclamare, mutando tuono di voce ad un tratto: «Per carit

La vista di Nora lo aveva come annichilito, fulminato. Col fazzoletto bianco si asciugò le lacrime, il sudor della fronte, la vergogna, l'onta. Disgraziata! balbettò, e non potè dir altro. Anche il Casalbara era rimasto colpito stranamente. Non sapeva più cosa dire, cosa pensare; era rimasto confuso, colla testa bassa.

Mi metti alla porta? esclamò Adolfo. Invece di scolparti, invece di giurarmi che col conte non c'è stato nulla di nulla, tu mi metti alla porta? Scusi, perchè dovrei scolparmi? Che cosa rappresenta, lei? Chi è, lei? Che diritto ha lei di giudicarmi? A queste parole di Loredana, Adolfo si lasciò calare in una poltrona, come annichilito. Chi era, che cosa rappresentava, che diritto aveva?

Il commesso ha risposto: «, è pronta!» E volgendosi al facchino, e consegnandogli un involto, ha soggiunto: «Porta subito alla contessa Vagli, sulle ZattereOra io ti domando di nuovo: quante sono a Venezia le contesse Vagli?... Filippo non rispose: era annichilito.

È nella primavera che lo spirito, il talento, il genio che giaceva annichilito, senza forza e senza slancio, è in questa stagione, dico, che hanno preso il volo, che hanno stese le loro ali gigantesche e che volano nei campi ridenti dell'immaginazione. Vivano i fiori e la bella natura!

Egli era annichilito e mistificato, ma non volle farsi scorgere dinnanzi alla portinaia. Escì e corse a casa, ove trovò una lettera che certo gli era stata indirizzata credendosi che la sua assenza dovesse essere più breve. Prendendola, il cuore gli batteva violentemente; temeva di aprirla. La guardò da tutte le parti; era proprio la scrittura di Emilia, fina, eguale, scorrevole, vi era nei caratteri alcun segno di agitazione, ma non potè leggere il nome del luogo d'onde veniva. Finalmente stracciò la busta e appena lette le prime righe impallidì: «Alberto, piango scrivendoti e non so come incominciare a dirti tutta la disgrazia che ne colpisce. Mi pare quasi che sia impossibile e vi sono dei momenti in cui mi abbandono alla speranza che tutto sia un sogno. Ti scrivo da una casa di campagna della famiglia di mio marito. Come sai, egli era da lunghissimo tempo in poco buona armonia con essi, al punto che io quasi non li conosceva: vi era sempre stato disparere fra di loro su tutte le quistioni possibili, inoltre la vita che mio marito conduceva non garbava punto alla madre, ai fratelli, ed essi temevano sempre ciò che infatti avvenne. Da un giorno all'altro tutto cambiò. La riconciliazione fu fatta senza che io ne sapessi nulla, essendo forse preparata gi

Restai annichilito; sperar nella morte in quell'et