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Che dagli apologhi l'uomo giá adulto, ed avvezzato a riconoscere le relazioni tra cose e cose, possa qualche volta ritrarre diletto insieme ed utilitá, non è da negarsi. Ma che il fanciullo debba astenersi dall'invidia per lo spavento d'averne veduta crepare una rana, chi 'l può credere in buona coscienza?

Volt'era in su la favola d'Isopo lo mio pensier per la presente rissa, dov'el parlo` de la rana e del topo; che' piu` non si pareggia 'mo' e 'issa' che l'un con l'altro fa, se ben s'accoppia principio e fine con la mente fissa. E come l'un pensier de l'altro scoppia, cosi` nacque di quello un altro poi, che la prima paura mi fe' doppia.

Vòlt’ era in su la favola d’Isopo lo mio pensier per la presente rissa, dov’ el parlò de la rana e del topo; ché più non si pareggia ‘mo’ e ‘issa’ che l’un con l’altro fa, se ben s’accoppia principio e fine con la mente fissa. E come l’un pensier de l’altro scoppia, così nacque di quello un altro poi, che la prima paura mi doppia.

Ch'io vegga, ove la querula Rana la morte insulta, Uscir dai rovi indomiti Della maremma inculta Al tocco della giovane Tua man gli aranci in fiore... Oh chi mi vieta un agile Sogno, un sospir d'amore? Voi no, nell'armi attoniti Irruginiti eroi, Voi no, rochi di fatue Ciancie... Chi parla a voi? Ai baldi, ai forti, ai vergini Cuori distende il canto Oggi il poeta e mormora Un requie al camposanto.

Vòlt’ era in su la favola d’Isopo lo mio pensier per la presente rissa, dov’ el parlò de la rana e del topo; ché più non si pareggia ‘mo’ e ‘issa’ che l’un con l’altro fa, se ben s’accoppia principio e fine con la mente fissa. E come l’un pensier de l’altro scoppia, così nacque di quello un altro poi, che la prima paura mi doppia.

com'era quivi; che se Tambernicchi vi fosse su` caduto, o Pietrapana, non avria pur da l'orlo fatto cricchi. E come a gracidar si sta la rana col muso fuor de l'acqua, quando sogna di spigolar sovente la villana; livide, insin la` dove appar vergogna eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia, mettendo i denti in nota di cicogna.

Come la rana gi

Volt'era in su la favola d'Isopo lo mio pensier per la presente rissa, dov'el parlo` de la rana e del topo; che' piu` non si pareggia 'mo' e 'issa' che l'un con l'altro fa, se ben s'accoppia principio e fine con la mente fissa. E come l'un pensier de l'altro scoppia, cosi` nacque di quello un altro poi, che la prima paura mi fe' doppia.

La rana che gracida nel pantano, ma il cui grido insistente, che viene dall'ombra, tutti possono udire.... Per questo: occhi aperti, diffidenza con tutti. Uomo avvisato mezzo salvato!

Non poteva la natura farmi una bestia come queste? darmi fame di lupo, bocca di rana, pancia di rospo, collo di grue, denti di cane, due lingue di serpe, stomaco di sturzo, che bevesse come cavallo, dormisse come ghiro e cacasse come una vacca? TRASIMACO capitano, GULONE.