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che l’una parte e l’altra tira e urge, tin tin sonando con dolce nota, che ’l ben disposto spirto d’amor turge; così vid’ ïo la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch’esser non nota se non col

Le sente del poeta il mesto cuore, Che ripieno di spiriti e leggende Evoca i tempi e fa riscoccar l'ore De' giorni morti, mentre il corso scende Nella barca che porta il suo dolore. Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando, Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Proceder forte oprando Questo ti salvi se di più non hai.

E lento mi abbandono sul guanciale, Tornando ai sogni in cui tu piangi ancora. Qual forza ne trascina entro il fatale Corso del tempo e mai senza dimora Uomini e fiumi in un destin uguale? Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Che vai tu domandando? Segui tua forza che non resta mai.

44 E lo facea; se non, tosto ch'al Sole la vaga Aurora fe' l'usata scorta, l'animoso Ruggier, che mostrar vuole che con ragion la bella aquila porta, per non udir più d'atti e di parole dilazion, ma far la lite corta, dove circonda il popul lo steccato, sonando il corno s'appresenta armato.

Tu scorri e vai, tu fiume, alto sonando, Tra i rochi sassi nel silenzio vai: Precipitar amando È legge antica che non cangia mai. Fatta più saggia l'anima si stende In più docile corso. Ama la riva Dei campi ove più densa erra e discende L'ombra dei salci e la canzon giuliva: E lieta dona quel che lieta prende.

E non erano li lor canti di cose vane, come il piú delle canzoni odierne sono, anzi erano versi poetici, ne' quali d'altissime materie o di laudevoli operazioni da valenti uomini adoperate, come noi possiam vedere nella fine del primo dell'Eneida di Virgilio, dove, dopo la notabile cena di Didone fatta ad Enea, Iopa, sonando la cetera, canta gli errori del sole e della luna, e la prima generazione degli uomini e degli altri animali, e donde fosse l'origine delle piove e del fuoco, e altre simili cose: dal quale atto poté nascere il dirsi che i poetici versi si cantino.

che l’una parte e l’altra tira e urge, tin tin sonando con dolce nota, che ’l ben disposto spirto d’amor turge; così vid’ ïo la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch’esser non nota se non col

Poi fummo dentro al soglio de la porta che ’l mal amor de l’anime disusa, perché fa parer dritta la via torta, sonando la senti’ esser richiusa; e s’io avesse li occhi vòlti ad essa, qual fora stata al fallo degna scusa? Noi salavam per una pietra fessa, che si moveva e d’una e d’altra parte, come l’onda che fugge e s’appressa.

che l'una parte e l'altra tira e urge, tin tin sonando con si` dolce nota, che 'l ben disposto spirto d'amor turge; cosi` vid'io la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch'esser non po` nota se non cola` dove gioir s'insempra. Paradiso: Canto XI O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali!

Poi fummo dentro al soglio de la porta che 'l mal amor de l'anime disusa, perche' fa parer dritta la via torta, sonando la senti' esser richiusa; e s'io avesse li occhi volti ad essa, qual fora stata al fallo degna scusa? Noi salavam per una pietra fessa, che si moveva e d'una e d'altra parte, si` come l'onda che fugge e s'appressa.